Questa volta la notte non ha portato il consiglio giusto. Anzi la notte tra l’11 e il 12 settembre 2008 verrà ricordata come uno tra i momenti più neri della vicenda Alitalia. Ormai non è più un mistero che le trattative si siano arenate e che la CAI (nuovo nome della compagnia di bandiera) abbia messo fine al dibattito e al confronto con i sindacati. E non bastano le preoccupanti rassicurazioni del ministro Sacconi che parla di prossima mobilità per molti lavoratori e che smentisce i dati che indicano almeno 5000 esuberi tra il personale dell’Alitalia.
Il tavolo di confronto tra rappresentanti del governo, dei sindacati e della Compagnia Aerea Italiana, durato gran parte della scorsa notte è saltato dopo la decisione della cordata degli imprenditori di terminare la trattativa. «CAI prende atto, dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative» annuncia un portavoce della società. “È evidente – ha continuato – che non ci si rende conto della drammatica situazione di Alitalia e della necessità di profonda discontinuità rispetto al passato che il piano di salvataggio richiede». Per queste ragioni, CAI «non parteciperà a nessun tavolo».
Così, sebbene la offerta di acquisizione dell’Alitalia non sia stata formalmente ritirata, questa mattina, il team CAI per il lavoro di “due diligence” – processo investigativo di analisi del valore e delle condizioni di un’azienda – è stato fatto rientrare dalla sede della Magliana.
Il ministro Sacconi ha ammesso che «le condizioni oggettive fanno temere il peggio» e che il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi avvierà in tempi brevi le procedure per la mobilità “perché è tenuto a farlo, e non perché lo diciamo noi o perché sia nelle sue disponibilità decidere”.
Il dialogo tra i sindacati e il governo, nonostante tutto, sta proseguendo. Sul tavolo delle trattative c’è il problema degli esuberi. In particolare, per i piloti ci sarebbero mille esuberi dei quali 130 riguardano l’esternalizzazione delle attività cargo. Nei dati esposti sono compresi sia i dipendenti di attività cui è prevista l’esternalizzazione – cessione ad altre società – sia per coloro che usufruirebbero degli ammortizzatori sociali con un copertura di 7 sette anni. Ci sarebbero almeno 1600 esuberi tra gli assistenti di volo, 950 nei servizi di terra aeroportuali, 840 per gli operai della manutenzione leggera, 800 per le attività di manutenzione pesante concentrate negli stabilimenti Atitech di Napoli e 360 tra i non-piloti delle attività cargo da esternalizzare.
Alle accuse da parte di Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa San Paolo e membro della CAI, secondo cui i lavoratori della compagnia «non si rendono conto della situazione in cui si trova Alitalia, in particolare i piloti»., il segretario generale dell’Unione Piloti ha commentato: «Non siamo così capricciosi o poco coscienti. L’offerta di CAI è prendere o lasciare. Mille persone in esubero è un dramma non gestibile».
Attualmente, sindacati non hanno assunto una posizione comune. La voce che comunque rimane più vicina alla possibile firma in tempi brevi rimane quella di Raffaele Bonanni, leader della Cisl: “voglio sperare che CAI non dia forfait. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Ci vuole senso di responsabilità anche da parte loro, oltre che da parte nostra e spero anche da parte del governo».
Per Pierluigi Bersani, ministro ombra del PD, “Questo dell’Alitalia è un ‘prosciutto’ che Berlusconi si è fatto per conto suo: ha promesso che c’era la cordata italiana e, poichè non c’era, per provare che invece esisteva si è messo a costruire norme su misura, bad company e new company, con il risultato di creare una piccola compagnia, non una nuova Alitalia ma una nuova Airone. Anche noi – aggiunge Bersani a proposito di Alitalia – avremmo preferito mantenere una grande compagnia di bandiera ma meglio avere un peso e una presenza rilevante in una grande compagnia europea piuttosto che essere padroncini di una cosa piccola, di una compagnia domestica che non ha strutture di collegamenti internazionali e che sarà costretta a chiedere un passaggio ad altri. Non è dignitoso».
“In quale altro paese al mondo sarebbe potuto succedere quanto sta accadendo ad Alitalia, grazie al governo Berlusconi?” si domanda Luigi Lusi, senatore PD. “Le promesse elettorali della destra si sono rivelate una amara presa in giro per la compagnia di bandiera e per i contribuenti e i lavoratori che, come Pantalone, sono sempre loro a pagare. Air France, l’unica proposta concreta che c’era, è stata fatta volare via da Berlusconi che ha continuato per settimane a parlare, a borse aperte, che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Poi è arrivata la divisione in due, con la compagnia cattiva mandata al fallimento, e il resto è sotto gli occhi di tutti: disagi, proteste, titolo sospeso con perdite incredibili per gli investitori modello Parmalat, trattative sull’orlo del fallimento. Ora arriva la mobilità, con migliaia di posti di lavoro persi e milioni che andranno in fumo, tra indotto, servizi e turismo”.
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