Giornata calda alla festa Democratica di Firenze. Rosy Bindi, deputata del PD e vice presidente della Camera, e Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, protagonisti del confronto “Quale Italia?” hanno dovuto fare i conti con le notizie dettate dalla cronaca della giornata politica, come le intercettazioni, tornate clamorosamente alla ribalta dopo la pausa estiva, a causa, o forse sarebbe più corretto dire, grazie alla pubblicazione del settimanale Panorama di alcune telefonate tra l’ex presidente del consiglio Romano Prodi e il suo collaboratore Alessandro Ovi. Per la Bindi “il nuovo caso delle intercettazioni telefoniche è “l’ennesimo tentativo di Berlusconi e del centrodestra di farci apparire uguali a loro e di usare le eventuali nostre difficoltà per fare le loro riforme” e “Prodi è stato molto chiaro e lo è stato anche Veltroni respingendo con forza questo tentativo, e affermando che le nostre telefonate possono essere tranquillamente pubblicate”. La Bindi si riferisce chiaramente al fatto che l’ex premier ha respinto la finta solidarietà di Berlusconi, il quale dietro la denuncia dell’abuso auspicava una legge per mettere il bavaglio ai magistrati, “un tranello in cui Prodi non è caduto”, gli fa eco Di Pietro
Secondo Di Pietro infatti “in realtà a Berlusconi non interessa la solidarietà da dare a Prodi, gli interessa un viatico preventivo per poi dire: avete visto perché bisogna non pubblicare mai le intercettazioni?”. Al riguardo fa notare l’ex Pm che “le intercettazioni riguardanti i possono essere pubblicate se lecitamente acquisite, e al di là del fatto che siano state pubblicate o meno”. Di Pietro ha tenuto poi a precisare che “ è apprezzabile il fatto che Prodi le abbia messe subito a disposizione dell’opinione pubblica facendole valutare per quello che sono”.
Non sono mancati gli applausi per i due esponenti del PD e dell’Idv, tanto che la giornalista Bianca Berlinguer non ha esitato a fare qualche battutina, ironizzando sul fatto che Di Pietro si fosse portato appresso la claque. Le intercettazioni poi hanno lasciato il passo alla questione dell’opposizione. Il leader dell’Idv ha invitato il PD a fare “un’opposizione forte” ribadendo di considerare “Veltroni un alleato”, mentre la Bindi per nulla convinta gli ha ricordato che invece sarebbe essenziale confrontarsi: “”Se volevate il nostro contributo per la raccolta di firme contro il lodo Alfano non potevate fare una telefonata per sapere se eravamo d’accordo? Se si vuol fare una strada insieme bisogna dialogare, altrimenti viene il dubbio che si lavori più per richiamare l’attenzione su di sè che per fare un’opposizione di lungo periodo”. Tra l’altro ha anche rammentato che “l’inizio di legislatura del governo Berlusconi è stato “devastante”, e gli effetti negativi sono tangibili”. Il PD in questo senso ha “fatto un’opposizione nella sede propria, quella del Parlamento e vorrei non fosse considerato un luogo di serie B: se c’è una cosa che ci divide da Berlusconi è questa, per lui ciò che conta è la grande piazza delle sue televisioni, ma la sede propria dell’azione politica sono le istituzioni, il Parlamento. Lì ci siamo opposti in maniera forte “.
Non sono mancate le polemiche sul tema della giustizia. Di Pietro non ha dubbi che “Berlusconi non vuole fare riforme sulla giustizia, ma solo completare un progetto di cui parlavano Licio Gelli e Cesare Previtii. Anzi precisa l’ex Pm “in materia di giustizia non esistono le riforme di cui parla Berlusconi giacché non sono riforme, sono soltanto provvedimenti che egli intende prendere per completare un progetto per sottomettere i magistrati al potere esecutivo, che è il progetto che permette a persone come lui di non essere processate quando vengono accusate di qualcosa”. Entrambi concordano che alla giustizia in verità serva un aumento di risorse finanziarie, di personale, l’abbreviazione di termini processuali, una riduzione dei gradi di giudizio.
Sulla giustizia la Bindi non vorrebbe “che gli italiani si trovassero in una morsa difficile né con Berlusconi né con Di Pietro: potranno stare con il PD che vuole riformare la giustizia italiana non a favore di qualcuno, non in maniera ideologica, ma per farla funzionare al servizio dei cittadini. Più risorse, più formazione per i magistrati, velocizzazione, queste sono le riforme della giustizia di cui ha bisogno il Paese. Le posizioni ideologiche che vuol fare una riforma a suo favore e la pregiudiziale negativa di Di Pietro potrebbero entrambi non servire alla giustizia italiana”.
Sulle alleanze la Bindi è convinta che l’Udc flerti con il PD solo “per tirare sul prezzo di un’alleanza con il centrodestra”. E rileva che sia fondamentale ricucire il rapporto con la sinistra radicale. Inoltre il PD deve contribuire alla costruzione di un nuovo centrosinistra: “Stiamo lavorando ad un partito dalle potenzialità più grandi di quelle che ha raggiunto con le ultime elezioni. Tuttavia credo che il realismo politico e il rispetto della storia politica ci imponga di partecipare alla ricostruzione del centrosinistra, costruire una coalizione più forte avendo con gli alleati un rapporto di rispetto”.
La Bindi si è quindi soffermata sul compito del PD: “E’ iniziata la lunga marcia per la riconquista del governo del nostro Paese. Il 60% degli italiani ha votato per il centrodestra, e noi dobbiamo avere davanti l’obiettivo del 60% degli italiani, superare questa trappola nella quale il Paese si è infilato. Berlusconi ha conquistato mente e cuore degli italiani, e quindi si deve fare un lavoro culturale di lungo periodo una nuova semina di nuovi valori”.