Federalismo, Bossi minaccia: fare presto o dovremo pensare a soluzioni molto più sbrigative

di isayblog4 15 views0

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Malgrado il prossimo Consiglio dei ministri sia fissato per il 28 agosto, la Lega spinge perchè entro i primi quindici giorni di settembre il Consiglio dei ministri dia via libera al disegno di legge sul federalismo da discutere in Parlamento e definisca nel dettaglio le norme che riguarderanno in particolare il sistema fiscale del nuovo assetto dei rapporti tra Stato, Comuni, Regioni e Province.
Di tutto questo hanno discusso ieri sera a Lorenzago in una cena di lavoro Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Giulio Tremonti. Un primo accordo tra i tre ministri è ritenuto il primo passo decisivo per il varo della riforma che è da anni il cavallo di battaglia del Carroccio.
‘Speriamo che questa sia la volta buona, altrimenti dovremo pensare ad altre soluzioni molto più sbrigative. La volontà popolare di conquistare la libertà può avvenire anche attraverso i mezzi che sa usare il popolo’, ha detto in modo sibillino Bossi, facendo intendere che la Lega potrebbe perdere la pazienza se non riceverà particolari rassicurazioni dai suoi alleati.
Calderoli ha invece precisato che la transizione verso il nuovo sistema federale di governo e di tassazione può durare tra i tre e i cinque anni: da qui l’esigenza di avviare quanto prima la riforma generale del federalismo.

Della ‘bozza Calderoli’, che per ora resta riservata, si sa solo che è composta da diciannove titoli raggruppati in sette capitoli e che le varie componenti della maggioranza hanno fatto giungere al ministro le proprie proposte. Alcune indiscrezioni dicono che il centro della proposta di riforma sarebbe il superamento della ‘finanza derivata’, cioè di quella procedura per cui Comuni, Province e Regioni sono stati finora una sorta di ufficiali pagatori di somme la cui entità veniva stabilita dal governo centrale per essere divisa di concerto tra i soggetti interessati.
Ieri Calderoli ha annotato che ‘non saranno necessari referendum di approvazione definitiva del federalismo’. L’allusione era alla bocciatura referendaria subita da un precedente tentativo di riforma messo in atto dal centrodestra. Nel giugno 2006, nel referendum che doveva confermare o respingere la legge di modifica della parte II della Costituzione approvata dal Parlamento, i no prevalsero con il 61,7% contro il 38,5% di sì. Ma per evitare un nuovo referendum confermativo della riforma è necessario o un forte accordo con l’opposizione o studiare una tecnica legislativa che non lo renda necessario.

Le reazioni. Intanto, a dimostrazione che c’è ancora qualche dettaglio sul federalismo da mettere in chiaro nelle stesse file della maggioranza, Italo Bocchino, vice capogruppo del Pdl alla Camera, fa presente che il suo partito di provenienza (An) ‘non approverà mai norme che possano penalizzare il Mezzogiorno’.
‘Vigilerò affinchè non penalizzi il Sud’ afferma il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto che, per quanto riguarda i tempi del ddl, dice di immaginare che ‘possa iniziare a produrre i suoi effetti tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010’.
Per il Presidente del gruppo dell’Italia dei valori della Camera, Massimo Donadi, i toni usati dal Ministro Bossi ‘sono inaccettabili e rischiano di rallentare la riforma federalista. Non è con le minacce – aggiunge – che si riformano le Istituzioni, ma con il confronto e la riflessione’. Secondo Marco Rizzo del Pdci, il leader della Lega ‘non può essere ministro italiano perchè continua ad evocare per il nostro paese uno scenario come quello della post Jugoslavia”.
L’ipotesi avanzata da Umberto Bossi di ricorrere a “soluzioni più sbrigative”, non preoccupa invece Nicola Latorre. “Nulla di nuovo sotto il sole”, ha dichiarato il senatore del Pd che aggiunge: ‘sono modi consueti di chi alza sempre il tono, ma non dà seguito alle minacce. Possiamo stare tranquilli’.

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