La saga Alitalia sta assumendo le dimensioni della farsa. Sembra che al governo delle migliaia di famiglie che da mesi vivono con il fiato sospeso per le sorti della compagnia di bandiera non interessi proprio nulla. Dopo aver cinicamente bloccato in campagna elettorale l’unica soluzione concreta che aveva preso forma, costringendo di fatto Air France ad abbandonare ogni tipo di trattativa, oggi la situazione è più confusa che mai, nonostante i ripetuti annunci fatti da vari esponenti del governo.
La sostanza comunque è chiara: le “cordate” sventolate a marzo e aprile sono rimaste dei sogni irrealizzati e le soluzioni oggi percorribili sono molto più ridimensionate rispetto a quella di Air France, che prevedeva circa 2.000 –contro una cifra probabilmente triplicata, oggi si va dai 5.000 ai 7.000 esuberi – ed un piano di rilancio industriale. E quali sono le prospettive a oltre tre mesi dalle elezioni?
Il governo è confuso e spaccato. Berlusconi annuncia il miracolo e parla di soluzione pronta, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito parla invece di uno o due mesi precisando che “da un punto di vista formale non ci sono elementi di novità rispetto alla passata audizione del ministro Tremonti il 25 giugno”. E il titolare dell’Economia Giulio Tremonti decide di non presentarsi per riferire alla Camera, “in assenza di rilevanti novità”. Parlerà, ha annunciato Vito, il 10 settembre davanti alle commissioni Trasporti e Bilancio di Montecitorio.
Un’irresponsabilità che lascia sconcertato Pier Luigi Bersani, il ministro ombra del Partito democratico per l’Economia, per il quale il governo sta dimostrando “disprezzo per il Parlamento nella gestione della questione di Alitalia. Parlerà Vito mentre avremmo voluto ascoltare il ministro azionista (Tremonti) o il ministro dello Sviluppo Economico. Insomma qualcuno titolato a decidere. Credo che saremo presenti all’audizione di Vito, ma dopo le elezioni non abbiamo ancora sentito una volta l’azionista di Alitalia, che venga a dirci cosa intende fare”.
Mentre il senatore Enrico Morando parla di farsa: “Il presidente del Consiglio in decine di dichiarazioni ha sempre sostenuto che la soluzione per Alitalia era pronta. Ora il ministro Vito viene in commissione a dirci che la soluzione sarà comunicata tra un mese o due. Bisogna che si mettano d’accordo nel governo per evitare che da una tragedia qual’è la vicenda Alitalia passi alla farsa”.
Insomma troppe indiscrezioni e mai una parola definitiva o “una notizia realistica. Servono invece risposte”. Soprattutto alle otto domande poste da Morando durante i lavori delle commissioni.
1) E’ vero o no – aveva chiesto Morando- che il piano di Banca Intesa ha bisogno di rilevanti modifiche della legge Marzano?
2) E’ vero o no che il piano di Banca Intesa, fondandosi su un integrazione con Air One, creerà un nuovo monopolio?
3)Se è così come potrà l’antitrust italiano o europeo non imporre la vendita di alcuni voli sulla tratta
Roma-Milano?
4) Come potrebbe reggere la nuova compagnia che oggi guadagna solo su quella rotta?
5) Ed ancora sul tema esuberi: il piano Air france parlava di 2120 esuberi, e 3300 lavoratori in Az servizi Fintecna a cui per 5 anni la compagnia nuova avrebbe garantito la certezza del lavoro. Le indiscrezioni sul piano di Banca intesa parlano di 5000-8000 esuberi secchi. Dove questa ricostruzione è sbagliata?
6) E’ vero o no che il piano di Banca Intesa non prevede un partnership con un player straniero?
7)Può esistere secondo governo una grande compagnia senza partership internazionale?
8)E se non può esistere, qual e’ il player coinvolto nelle trattative”?
Dal governo invece che riposte sono arrivate sparate propagandistiche, come quella di Silvio berlusconi. “Quanto aspetteremo per una soluzione? Non molto. Stiamo lavorando. Faremo un altro miracolo e regaleremo all’Italia una ‘sua’, profittevole, compagnia di bandiera”. Ma non lo ha detto al parlamento, ne parla in un’intervista a Chi.
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