Il centrosinistra ha una speciale vocazione a “distruggere ciò che costruisce”, invece il Pd ha bisogno di “tempo” per sviluppare il progetto di un “soggetto riformista”. Walter Veltroni parla all’assemblea dei ‘liberal’ Pd, una scelta irrituale visto che lui stesso sottolinea di non aver finora partecipato alle riunioni. Lo ripete all’inizio del suo intervento, la sua presenza è un’eccezione, dal momento che se avesse partecipato a tutte le altre non avrebbe avuto il tempo per fare altro, in ogni caso lo soddisfa la partecipazione di tante persone provenienti da altre componenti perché vuol dire che non si ‘ossifica’ il partito”. Del resto spiega: “il mio lavoro, ‘my job’, è favorire il più possibile la sintesi, l’incontro tra diverse culture”.
Il segretario del PD si augura che presto anche tutti si impegnino nella costruzione di questa grande forza riformista”, che è appunto il PD, investendo risorse su di essa senza delegare niente a nessuno: “Dobbiamo avere la capacità di investire su un tempo che ci consenta di costruire un grande soggetto riformista”. Poi Veltroni tocca ancora la questione delle alleanze ripetendo che la “vocazione maggioritaria non è solitudine ascetica”, e sicuramente non è nemmeno il ritorno alle vecchie maggioranze che ci sono state. Saremo un soggetto riformista che si apre ad alleanze riformiste. Non basta stare insieme, sarebbe come un matrimonio a Las Vegas…”. E ripete che le alleanze si fanno sulla base dei programmi.
Poi una precisazione sulla propria idea di riformismo: “Io non ho mai avuto il problema di essere scavalcato a sinistra, anche perché sono sempre stato moderato e pensate negli anni ’70 quanti ce ne erano alla mia sinistra…”. Il riformismo, aggiunge, “non è una passeggiata trionfale. C’è l’idea secondo la quale il riformismo sarebbe la versione ben educata della sinistra. No, il riformismo è qualcosa che porta una sfida a poteri, assetti, strutture consolidate da molto, molto tempo”.
Per Veltroni le fondazioni, le associazioni e i centri di riflessione e ricerca sono una ricchezza, la loro azione è positiva, ma deve essere chiaro a tutti che “il partito è uno”. In questo senso il dialogo è fondamentale, un dialogo costruttivo che faccia crescere il partito ma avverte: “Il dibattito, la ricerca, le associazioni, le fondazioni… Se devono essere dei fiori, che crescano. Quello che è chiaro è che il partito è uno. Altrimenti si fa una grande confusione”.
L’assemblea è anche l’occasione per parlare della crisi in cui versa l’Italia, una crisi che la manovra finanziaria del governo Berlusconi non risolve assolutamente, anzi la inasprisce, proprio perché la manovra “non contiene niente di anti-ciclico” rendendo “ancora più grottesche le priorità di un governo che si occupa di uno solo”, il premier Berlusconi.
Il segretario del PD osserva con grande preoccupazione che “l’Italia si sta avvitando in una crisi che rischia di essere molto pesante”. Una crisi che coinvolge tutta l’Europa ma che l’Italia affronta con più ritardo, con il rischio che, “come su una pista di aeroporto, quando si tratterà di decollare di nuovo ci troveremo altri venti aerei davanti. E magari quando partiremo gli altri saranno già a destinazione”. Insomma il leader del PD lancia un ulteriore allarme sul continuo ritardo dell’Italia nei confronti delle altre nazioni.
Al Paese serve una “profonda, profondissima riforma, che questo governo non può fare”. A questo punto Veltroni si domanda come il Paese possa “ripartire in questo modo”. Per Veltroni la situazione risulterà chiara quando si sarà consumato questo ciclo politico, che farà posto poi a un grande rinnovamento, che sicuramente sarà innescato con l’elezione di Barack Ombama: “Mi auguro che negli Stati Uniti un ciclo si chiuda a novembre, con l’elezione di Barak Obama. In Italia questo ciclo si sta consumando più rapidamente di quanto sembri”.
Infine uno sguardo al federalismo, un progetto in cantiere del PD per riformare e innovare l’Italia, ma spiega ancora Veltroni che il federalismo è “parte importante” di un progetto politico di cambiamento del Paese e non un espediente tattico per “strizzare l’occhio alla Lega”: “Il federalismo rientra in un progetto di cambiamento del Paese, e non è certo “un favore a Castelli”.