Chianciano Terme, 19 luglio 2008 – Verdi anno zero. Dopo lo tsunami elettorale, il Sole che ride prova a ripartire da Chianciano Terme, con un nuovo vertice e nuova linea politica per un ‘Ritorno al futuro’ (dal nome della mozione vincitrice) che permetta al partito di trovare le ragioni per continuare a vivere e puntare a nuove alleanze all’interno del centrosinistra, a cominciare dal dialogo col Pd.
In un’atmosfera da day after, forse per la prima volta nella loro storia recente i Verdi partecipano a un congresso dall’esito non scontato, con la minaccia della sorpresa dell’ultimo minuto che può riaprire i giochi. Alla fine, i quasi 500 delegati presenti sceglieranno come leader la candidata della maggioranza Grazia Francescato (nella foto), che supera gli outsider Boato e Roggiolani ma non riesce ad andare oltre il 60%. Al di là degli appelli all’unità che si ripetono dal palco, infatti, la fotografia di questo secondo e cruciale giorno di congresso è un’assemblea spaccata, spesso scossa da momenti di tensione e fibrillazioni, con qualche delegato del Nord che già parla di scissione.
Grande assente Alfonso Pecoraro Scanio. Le voci del suo arrivo si rincorrono per due giorni. Lui, come annunciato sul suo blog, sceglie il silenzio, non per “disinteresse” ma per “rispetto”. Fa il suo ingresso al Palamontepaschi a giochi già fatti, sale sul palco ad abbracciare un’ancora commossa Francescato, si gode l’acclamazione della maggioranza e incassa col sorriso le contestazioni di una parte della platea, che fischia e arriva a urlargli: “Buffone”, “Pecora vai a casa”. Lui non si scompone, scende dal palco e a favor di telecamere commenta: “La minoranza deve fischiare e di 40 fischi su 500 non mi importa nulla”.
Non si materializza, al termine di riunioni notturne e trattative più o meno palesi, la candidatura di Monica Frassoni, capodelegazione al Parlamento europeo, volto nuovo e astro nascente dell’ambientalismo italiano. L’unica, spiegano i militanti, che avrebbe potuto riunire tutte le minoranze, magari incassando l’appoggio di qualche fetta della maggioranza e mettere in seria difficoltà Francescato. Lei, la nuova leader, che dovrà traghettare il partito fino alle europee del 2009, si commuove e ringrazia, risponde dura dal palco a chi l’accusa di non essere un volto nuovo e difende in maniera accorata Pecoraro Scanio, “che sta pagando per i suoi errori”. Incassa applausi e fischi, tiene botta e assicura che sarà la leader di tutti, “garante e rispettosa anche della minoranze”.
Una volta eletta, ribadisce dal palco di voler “unire maggioranza e minoranza”, taglia corto sui fischi “e che ve devo di’?”, e incalza: “Ora rimbocchiamoci le maniche”. Tra un anno, promette, lascerà il passo a due giovani, un uomo e una donna, e si dedicherà ai temi dell’energia. Per ora, toccherà a lei rimettere in piedi un partito che, parole sue, davanti a sè “non ha una strada in salita, ma una parete in verticale”.
Recuperare forza imponendosi come “custodi di un ambientalismo autentico” per poi guardarsi intorno e riaprire il dialogo con le altre forze del centrosinistra, a cominciare dal Pd. Ma delle alleanze, assicura gettando acqua sul fuoco di uno dei temi che più hanno diviso, tra fedeli alla linea radicale e oppositori all’Arcobaleno, si discuterà insieme: “Chiederò a tutti i delegati, e non solo all’esecutivo, quale deve essere il futuro del partito”. Domani ultimo giorno di congresso: i 500 delegati dovranno eleggere il nuovo esecutivo che guiderà il partito.
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