Via libera della Camera al lodo Alfano, il provvedimento sulle immunità per le quattro più alte cariche dello Stato. Il disegno di legge passa adesso al Senato, dove il voto è previsto prima della pausa estiva.
A Montecitorio i sì sono stati 309, i no 236, gli astenuti 30 (il gruppo dell’Udc).
Nessuna modifica rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri è stata apportata dalle commissioni.
L’Aula ha invece accolto un emendamento del Pd (l’Idv ha votato contro) che stabilisce che la sospensione dei processi non si applichi nel caso di successiva investitura in altra delle cariche o delle funzioni.
Il Guardasigilli, Angelino Alfano, si è dichiarato subito “molto soddisfatto” dall’esito del voto. “Silvio Berlusconi, dopo aver brillantemente vinto le elezioni, merita di governare serenamente questo Paese – ha spiegato il ministro della Giustizia – e il Paese ha bisogno di essere governato”.
Il sì è arrivato però al termine di una seduta segnata da momenti di tensione e da una piccola vittoria del Pd, che ha ottenuto l’approvazione di un suo emendamento che rende lo scudo giudiziario inutilizzabile nel caso in cui uno dei quattro passi ad un altro incarico.
In mattinata, Massimo D’Alema aveva sfidato il premier a rinunciare alla protezione garantita dal lodo e a sottoporsi al giudizio dei giudici “a testa alta”. E al momento di dichiarare il proprio voto, sono scesi in campo i tre leader dei partiti di opposizione: Walter Veltroni, Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini.
Di Pietro si è rivolto a Berlusconi chiamandolo “Presidente del Consiglio contumace” e accusando i deputati della maggioranza di essere “domestici in Parlamento”.
Veltroni ha risposto presentandosi come il leader di una “opposizione responsabile” e prendendo di nuovo le distanze dalla ormai famigerata manifestazione di Piazza Navona organizzata da Di Pietro e segnata dalle insulti di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. Poi, contro il lodo, Veltroni è tornato a sottolineare che il Parlamento “è chiamato ad approvarlo in 48 ore”, contestando la scelta della maggioranza di accelerare sulla legge “salva-premier”, scelta che ha riportato la politica italiana a “replicare” il clima del 2001. “Non è questa la priorità del Paese – ha osservato- , l’urgenza oggi è quella di aumentare salari e pensioni: presentate un decreto su questo e lo approveremo anche noi”.
L’Udc si è invece smarcata dall’opposizione di centrosinistra e ha confermato la scelta di astenersi: Casini ha spiegato di essersi voluto muovere “nella logica della riduzione del danno” spiegando che “l’astensione non è solo un contributo alla serenità ma è finalizzata a togliere dal decreto sicurezza il blocca processi”.
La maggioranza ha difeso a spada tratta il suo provvedimento: “Da oggi – ha detto il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto – bisogna liberare la politica italiana dall’uso politico della giustizia”. La Lega Nord come ha spiegata Carolina Lussana, ha dato il suo sì ad un provvedimento che, sebbene non sia la priorità, “consentirà a Berlusconi di governare”.
Ed ecco, in sintesi, cosa prevede il Lodo Alfano (un articolo in otto commi) Le quattro più alte cariche dello Stato, Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio, non potranno più essere soggette a processo penale durante lo svolgimento della loro funzione.
– L’OBIETTIVO: il disegno di legge – dice la relazione che accompagna il provvedimento – è diretto a tutelare l’interesse al sereno svolgimento delle funzioni che fanno capo alle più alte cariche dello Stato.
– SOSPENSIONE DEL PROCESSO: i processi penali nei confronti di Presidente della Repubblica, di presidente del Senato della Repubblica, presidente della Camera dei deputati e presidente del consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione fino alla cessazione della carica o della funzione.
La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione. I procedimenti giudiziari che restano sospesi possono anche riferirsi a fatti commessi prima della assunzione della carica e possono essere già in corso, in ogni fase o grado di giudizio. Per il Capo dello Stato e per il premier restano esclusi i reati commessi nell’esercizio della loro funzione.
Continuano infatti ad applicarsi gli articoli 90 e 96 della Costituzione, che prevedono che il Capo dello Stato possa essere posto in stato di accusa per alto tradimento e attentato alla Costituzione e il premier possa essere imputato per ‘reati funzionali’, previa autorizzazione della Camera di appartenenza.
– RINUNCIA: L’imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione.
– PROVE NON RINVIABILI: la sospensione non impedisce al giudice, ove ne ricorrano i presupposti, di provvedere, ai sensi degli articoli 392 e 467 del codice di procedura penale, per l’assunzione delle prove non rinviabili.
– RIPRESA PROCESSO IN CASO DI NUOVA CARICA: Prevede la ripresa del processo nel caso in cui costui cambi ruolo o funzione nel corso della legislatura (emendamento Pd).
– UNA VOLTA SOLA: La sospensione opera per l’intera durata della carica o della funzione e non e’ reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura.
– A QUALI PROCESSI SI APPLICA: le disposizioni si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della legge.
– CONGELAMENTO PRESCRIZIONE: la sospensione del processo congela anche la prescrizione del reato, i cui termini di decorrenza ricominciano da quando cessa.
– TUTELA DELLE ALTRE PARTI: le altre parti processuali possono in ogni caso trasferire il processo sospeso in sede civile.
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