Di Pietro (IdV): Giuro fedeltà alla Piazza

di isayblog4 30 views0

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Riporto una mia intervista pubblicata su La Repubblica di oggi. Come ho dichiarato al giornalista, il vero schifo di questa polemica è che si siano estrapolate parole piuttosto che contenuti di tutta la manifestazione dell’8 luglio. I media hanno guardato il dito piuttosto che la luna. Non avrebbero potuto fare altrimenti ne’ loro, ne’ i loro mandanti perchè i contenuti sarebbero stati inconfutabili.

Testo intervista.

Antonio Di Pietro: Se mi chiedono di scegliere, io scelgo la piazza. Dissento dagli attacchi al Papa e al Quirinale, sia chiaro. Rispetteremo il capo dello Stato anche se firmerà il lodo Alfano. Ma resteremo convinti che è un errore, che è incostituzionale. Si può ancora dire, in una democrazia, o no?

Repubblica: Antonio Di Pietro, lei secondo molti è il primo degli apprendisti stregoni. Martedì in piazza Navona hanno dominato toni scurrili e attacchi personali, e Beppe Grillo lo ha invitato lei, non può dire che non si aspettasse quello che è accaduto.
Antonio Di Pietro: È in atto una mistificazione, una vera strumentalizzazione da parte del sistema politico e dell’informazione, che attribuisce alle parole di Grillo un valore diverso rispetto a quello reale.

Repubblica: Gli attacchi al capo dello Stato li hanno sentiti tutti.
Antonio Di Pietro: Si guarda la pagliuzza della satira per nascondere la trave del comportamento illiberale e costituzionalmente illegittimo di Berlusconi. A piazza Navona è accaduto qualcosa di diverso rispetto a quel che si è raccontato. Quella piazza è stata un’espressione autentica di democrazia diretta, fatta di indignazione sincera verso la deriva antidemocratica del paese. Certo, sul palco non c’erano voci allineate e pre-censurate. Noi non imporremo mai veline a nessuno.

Repubblica: Censurare no. Ma non era il caso di fermare la Guzzanti quando ha insultato la Carfagna e poi il Papa?
Antonio Di Pietro: In una democrazia ognuno può dire quel che vuole. Dopo di che, chi parla si assume le proprie responsabilità. Tanti hanno applaudito, altri come me hanno dissentito. Non mi piace che siano stati chiamati in causa la Chiesa e il Papa. Io sto con la Chiesa dei poveri, non con quella blasonata. Ma il Papa non c’azzeccava nulla.

Repubblica: Veltroni sostiene che è grazie a personaggi come la Guzzanti se la destra è al potere, anche in Campidoglio.
Antonio Di Pietro: Se lo pensa davvero lo scriva sui manifesti e li faccia affiggere. Così i cittadini si renderanno conto della mancanza di coraggio nell’accettare e riconoscere le responsabilità della sconfitta.

Repubblica: Non crede che nei confronti della Carfagna si sia consumato una sorta di rogo di piazza, che siano stati travalicati i limiti, contro una persona peraltro impossibilitata a difendersi da accuse basate solo su pettegolezzi.
Antonio Di Pietro: Il ministro Carfagna in questa situazione è una delle vittime del suo capo di governo, della sua scarsa trasparenza. Ad ogni modo, ritengo che quelle cose in quel modo lì non andavano dette.

Repubblica: D’accordo. Ma non ritiene di aver contribuito all’innalzamento dei toni?Proprio lei ha parlato di “magnaccia”, i suoi hanno parlato di Monica Lewinsky…
Antonio Di Pietro: Ecco, vi interessa solo del gossip. Della sostanza dei fatti non vi frega niente. Sempre lì a parlare della Carfagna.

Repubblica: Veramente a parlarne, anche in piazza Navona, siete stati voi. Ad ogni modo, Veltroni la invita a scegliere: o Grillo e i suoi “vaffa” o “tornare in un recinto razionale e riformista. Lei cosa sceglie?
Antonio Di Pietro: Non intendo dissociarmi da piazza Navona, se è questo che mi si chiede. Non ho condiviso alcuni passaggi, come ho detto, ma da qui a criminalizzare gli oratori ce ne corre. Insomma, sto con la piazza.

Repubblica: Come pensa di riannodare la trama del dialogo col Pd? Pensa sia ancora possibile?
Antonio Di Pietro: Quella non era una piazza contro il Pd, ma che si ribellava a Veltroni e al suo attendismo. Era anche una piazza democratica. Il leader del Pd, prendendosela con me, se la prende anche con i suoi che erano lì e non erano pochi.

Repubblica: Grillo per la verità ha attaccato proprio Veltroni.
Antonio Di Pietro: Ma chi guida un partito del 33 per cento non deve fare l’altezzoso. Faccia come me, che ascolto le critiche e cerco sempre di migliorarmi.

Repubblica: Non pensa che la manifestazione sia stata un boomerang e che l’opposizione ne sia uscita indebolita?
Antonio Di Pietro: Macché. Da martedì molti cittadini sanno cosa ha fatto Berlusconi. Il silenzio diventa connivenza. Ora è il Pd che deve decidere al proprio interno se mantenere il dialogo con chi violenta le istituzioni per fare gli affari suoi e sfuggire ai processi. Vorrebbero che facessimo opposizione zitti zitti, piano piano. Non ci stiamo.

Repubblica: Il compito del capo dello Stato è gravoso, in queste ore. Non pensa che gli attacchi lo mettano ulteriormente in difficoltà?
Antonio Di Pietro: Massimo rispetto per l’istituzione e la persona. Però non sarebbe una vera democrazia quella in cui al cittadino non fosse consentito dissentire dal Quirinale. Noi lo rispetteremo, anche se sosterrà che il lodo Alfano è costituzionale. Ma resteremo convinti del contrario.

www.antoniodipietro.it

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