“Il governo vari un decreto urgente per difendere i salari dal caroprezzi anziché uno sulle intercettazioni. Questa è la priorità per i cittadini”. Dopo la lettera inviata ieri al presidente della Camera insieme al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, in cui si denunciava la perdita delle prerogative basilari del Parlamento, il segretario del PD Walter Veltroni è tornato ad esortare il governo ad accantonare l’idea di un decreto legge sulle intercettazioni per concentrarsi invece sulle vere emergenze con cui si trova a combattere il Paese, che sono quella economica e quella sociale.
“Nella maggioranza – ha detto Veltroni – si discute se il governo debba o meno varare un decreto sulle intercettazioni. Facciano un decreto, ma su salari, stipendi e prezzi. La situazione sta precipitando ma Berlusconi è in tutt’altre faccende affaccendato. L’aumento del petrolio – ha proseguito il segretario del PD – il fatto che i salari siano consumati dal caroprezzi, fa sì che milioni di persone e famiglie che guadagnano 1.000 o 1.100 euro abbiano difficoltà ad arrivare a fine mese”.
Una sorta di avvertimento, quello lanciato da Veltroni, neppure troppo celato. “Se governo e maggioranza manterranno l’atteggiamento che hanno da 20 giorni a questa parte, se non toglieranno di mezzo un emendamento sul dl sicurezza che non ha nulla a che vedere con la sicurezza e se sarà presentato un decreto sulle intercettazioni che sarebbe un atto incostituzionale, con due strappi del genere, mettano nel conto un ulteriore inasprimento del clima in Parlamento. Useremo tutti gli strumenti e tutte le armi per fronteggiare l’eventuale sfida che il governo lancerà”.
Veltroni spiega ai giornalisti di avere personalmente esaminato i reati che sarebbero interessati dal ‘blocca processi’, quello che è stato partorito dal governo come un provvedimento a favore della sicurezza dei cittadini. “Si dice così – osserva il leader del PD – ma in realtà è il contrario, serve per bloccare un solo processo, quello del presidente del Consiglio, accantonando allo stesso tempo quelli per i seguenti reati: dall’omicidio colposo per guida in stato di ebbrezza alla ricettazione, alla rapina, dal furto in appartamento alla violenza carnale, dalle frodi fiscali fino alle stesse intercettazioni illecite. Tutto questo perché si deve posporre un solo processo”. Veltroni aggiunge quindi che “è inspiegabile cosa questo abbia a che fare con la sicurezza” e liquida l’intero pacchetto come “un mini indulto”.
Tornando al Dpef, il segretario non perde la nettezza del suo giudizio negativo sull’operato del governo. E’ un provvedimento fallimentare, contraddistinto da tre caratteristiche molto gravi. “In primo luogo – spiega Veltroni – i tagli alla sicurezza e all’ordine pubblico nell’entità di oltre un miliardo mettono a serio rischio paralisi l’intero settore come ci hanno segnalato i sindacati delle forze dell’ordine incontrati nei giorni scorsi. Secondo ci sono i tagli alla scuola e all’istruzione pubblico che produrranno un sovraffollamento delle classi. Terzo – ed è il vero paradosso – l’inasprimento fiscale: il governo mette le mani nelle tasche degli italiani e non rispetta gli impegni presi in campagna elettorale, in cui aveva promesso l’abbassamento dell’aliquota d’imposta sotto il 40% ed invece l’alzerà per arrivare solo nel 2013 al 42,9%”.
Insomma, le condizioni per creare una frattura sia in Parlamento che nel Paese ci sono tutte e il governo dovrà assumersene le proprie responsabilità. E’ per questo, ricorda Veltroni, che nella grande manifestazione che abbiamo indetto per il prossimo autunno, affronteremo con forza le questioni sociali ed economiche che mettono a rischio il futuro del Paese e la serenità dei cittadini”. E tra queste emergenze, c’è ancora Alitalia: “Sento cifre a sproposito, quattromila o diecimila esuberi. Certo è che per migliaia di persone è a rischio il posto di lavoro, quando bastava chiudere con Air France, qualche mese fa, e Alitalia sarebbe stata in sicurezza”. Veltroni sottolinea che è “a rischio” il lavoro di migliaia di lavoratori e “il futuro delle loro famiglie”.
L’economia italiana ha bisogno “di una terapia d’urto” e il PD è pronto ad un confronto bipartisan pur di approvare le norme necessarie al rilancio. E’ questo l’appello lanciato dal ministro ombra dell’Economia, Pierluigi Bersani, al titolare del Tesoro Giulio Tremonti. Bersani ha ricordato che ieri Tremonti, in commissione Bilancio, ha annunciato che in autunno il governo “farà qualcosa per le famiglie. Non possiamo aspettare l’autunno, occorre subito una terapia d’urto, altrimenti la nostra economia prende un ciclo recessivo. Noi – ha aggiunto – siamo pronti, facciamo pure un confronto bipartisan, ma muoviamoci”. La preoccupazione di Bersani è che la “galoppante perdita di potere d’acquisto dei salari” porti a una drastica riduzione dei consumi. Quindi “l’emergenza vera è quella del potere d’acquisto degli stipendi, e una manovra che non la affronti, non ha legittimità”.
Stesso concetto ribadito anche dal ministro ombra del Welfare Enrico Letta. “La priorità deve essere data ai fatti degli italiani, non a quelli di Berlusconi. In particolare la questione principale è quella dei salari che deve essere affrontata immediatamente”. Letta invita il governo a rivedere il sistema di detassazione degli straordinari immesso da Tremonti “per favorire invece un sistema che tenga conto della produttività”. Per sensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni dei temi sociali più importanti e per portare avanti le proposte del PD, Letta ha annunciato poi che sono in calendario, per il mese di luglio, tre grandi iniziative: il 10 luglio vi sarà al centro l’integrazione degli enti previdenziali, il 15 luglio sarà dedicato al tema dell’occupazione femminile e il 23 luglio a quello della sanità, “che sui 34 miliardi di tagli alla spesa pubblica, è il settore più penalizzato con 8 miliardi di tagli”.
ECCO LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO DAVANTI ALL’EMERGENZA SOCIALE DENUNCIATA DAL GOVERNO OMBRA
Le richieste del PD sono state illustrate dal ministro dell’Economia del Governo ombra, Pierluigi Bersani, e dal consigliere economico, Stefano Fassina.
“Di fronte ai dati sulle condizioni economiche delle famiglie – dice il PD – sull’andamento della finanza pubblica e sulle previsioni macroeconomiche chiediamo al Governo (anche formalmente, attraverso la risoluzione per l’approvazione del DPEF) di: portare l’inflazione programmata ad un livello sostanzialmente coerente con il mandato della BCE; ridurre la pressione fiscale nei confronti dei percettori di redditi di lavoro e di pensione attraverso l’innalzamento delle detrazioni dall’imposta sul reddito delle persone fisiche o un assegno o maggiorazione della pensione per i contribuenti incapienti (in alternativa all’elemosina attraverso la carta per la spesa, che dato le risorse per essa previste -200 milioni di euro solo per il 2008 equivarrebbe a poco più di due euro al mese per i pensionati al di sotto di mille euro di pensione). Innalzare le detrazioni fiscali sui redditi da lavoro e da pensione per un importo medio di 250 euro, vorrebbe dire compensare un punto di inflazione per un reddito di 25.000 euro all’anno; introdurre una detrazione fiscale ad hoc per le mamme lavoratrici al fine di contribuire alla copertura dei costi connessi alla cura dei figli; introdurre, a valere sulla quota a carico dei lavoratori e senza riflessi sui diritti pensionistici, un incentivo contributivo automatico sulla parte di retribuzione legata alla produttività; abolire la commissione di massimo scoperto e applicare la disciplina sulla portabilità dei mutui, unica condizione per ridurre davvero le rate mensili. Gli oneri degli interventi proposti sono valutati in circa 5 miliardi di euro all’anno. Per finanziare gli interventi proposti chiediamo al Governo di: rivedere il quadro tendenziale di finanza pubblica al fine di stimare in termini realistici l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni per il 2008 e gli anni successivi; introdurre immediatamente misure di correzione delle uscite per consumi intermedi dello Stato, attraverso un pieno mandato alla Consip per la centralizzazione degli acquisti, e tagliare immediatamente metà della spesa in consulenze; reintrodurre le principali misure di contrasto all’evasione, al lavoro nero e al riciclaggio di denaro ed eliminare la norma (art. 83, c. 18, DL 112) che prevede la sostanziale eliminazione delle sanzioni per le violazioni fiscali constatate dalla Guardia di Finanza”.