Il PD non andrà in piazza da ospite in casa di altri ma promuoverà manifestazioni “di popolo” con al centro i problemi degli italiani e non quelli del presidente del consiglio. Walter Veltroni declina l’invito di Antonio Di Pietro, che aveva invitato il PD alla mobilitazione dell’8 luglio, e, pur lasciando libertà di coscienza ai singoli parlamentari, respinge le sirene del girotondismo.
Veltroni prepara la campagna d’autunno, un nuovo tour d’Italia per spiegare agli elettori del PD le proposte dei democratici e le ragioni di un’opposizione “dura, netta” nei confronti del governo senza scadere, però, nella demonizzazione dell’avversario. Una posizione che con altre parole oggi, aprendo l’assemblea dei deputati, ha ribadito il capogruppo democratico Antonello Soro: “C’è qualche collega che è contento perché il Caimano è tornato ma quell’opposizione non paga e i girotondi sono stati una forma di protesta che non è servita per vincere le prossime elezioni”.
Linea condivisa da gran parte del partito anche se c’è chi da tempo chiede un’opposizione più dura ed è tentato dalla manifestazione contro l’offensiva del governo in materia giudiziaria, promossa da Di Pietro e dai girotondi. “Questa di Berlusconi – afferma l’ex direttore de L’Unità Furio Colombo – è l’Italia del 1938, una brutta Italia e attenzione, onorevole Soro, a dire che i girotondi non hanno vinto: noi abbiamo vinto tutte, tutte le battaglie in cui ci siamo impegnati”.
Veltroni condivide la preoccupazione di Colombo, parla di un paese con “uno stato d’animo stanco ed impaurito che non si era visto neanche negli anni del terrorismo” ma non ci sta ad inseguire né l’opposizione “urlata” di Di Pietro né il presidente del consiglio concentrato “a difendere i propri interessi”. L’opposizione riformista, è convinto il leader del PD, paga in termini di consenso, “dai ballottaggi in Sicilia sono arrivati segnali” mentre l’ex pm “con certi giudizi sul premier fa un regalo al premier…certi toni di contrapposizione e non di opposizione aiutano la destra”.
Questo non vuol dire che il PD non scenderà in piazza ma che, spiega Veltroni, “come partito non parteciperemo a manifestazioni gratis”, come ospiti e senza discutere la piattaforma. Ma soprattutto i democratici promuoveranno “manifestazioni di popolo e non quelle dove ci si conosce per nome” e che hanno come oggetto la grande questione sociale dei salari e del costo della vita, ignorata dal governo. Il vero rischio, avverte il leader del PD, alludendo alle tensioni interne, non è che l’opinione pubblica non capisca l’opposizione riformista.
Ma che i democratici, impegnati “ad occuparci delle nostre cose, a rovistare tra noi”, si scordino di dire cose contro la destra e lavorino per il logoramento del partito: visto che “a forza di dire che il partito si logora si rischia di produrre una profezia che si autoavvera”.