Corte dei conti: “Spesa pubblica fuori controllo, difficile tagliare le tasse”

di isayblog4 20 views0

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Non usa mezzi termini la Corte dei Conti: nella relazione sul rendiconto generale dello Stato si legge che l’Italia ha “buttato” un bonus di 70 miliardi in 10 anni. Il bonus era arrivato con l’introduzione dell’euro che ha consentito un abbassamento dei tassi di interesse e una conseguente riduzione degli oneri per il debito. Ma questa dote e’ stata sperperata in mille rivoli della spesa pubblica, senza sostanziali vantaggi per il bilancio dello Stato. In Germania e in Francia, che avevano tassi di interesse più bassi, gli effetti sulla spesa sono stati “di pochi decimi di punto”. Ma nel contempo il comportamento di questi due paesi è stato più virtuoso del nostro. La Germania ha ridotto di ben 3,6 punti l’incidenza della spesa primaria, la Francia di 0,7 punti. “In Italia – questo il severo ammonimento della Corte – la spesa corrente primaria è cresciuta di 1,5 punti di Pil mentre molto più della metà del bonus derivante dalla riduzione degli interessi è stato disperso in incrementi della spesa pubblica complessiva, anziché alleggerire il fardello del debito pubblico. Alla fine del decennio, inoltre, la pressione fiscale è rimasta a livelli molto elevati”. “Per i prossimi anni – prosegue la Corte – il definitivo risanamento dei nostri conti pubblici, che fino ad ora è stato effettuato soprattutto attraverso l’incremento delle entrate non può prescindere dall’osservanza di regole rigide di evoluzione della spesa corrente che certamente dovrà mantenersi su tassi di incremento inferiori al tasso di crescita nominale del Pil”. Pur apprezzando i meccanismi di spending review introdotti negli ultimi anni, secondo la Corte il percorso di contenimento della spesa “non può che prevedere l’inclusione nella strategia di controllo di tutti i comparti”.

“Il rischio di mancare ancora una volta gli obiettivi di controllo della spesa – ha osservato Balsamo – si riflette in quello, non meno grave, di dover necessariamente rinunciare all’allentamento graduale della pressione fiscale, il cui anomalo livello non e’ privo di implicazioni negative sullo sviluppo”.

www.confcommercio.it

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