La norma che sospende i processi per reati puniti con meno di dieci anni di reclusione viola l’articolo 111 della Costituzione e cioè il principio della ragionevole durata. Lo sottolinea la bozza di parere che è stata presentata ieri alla sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati, dai relatori Livio Pepino e Fabio Roia.
Il testo parla esplicitamente di «mancato rispetto del principio della ragionevole durata dei processi», da cui «discenderanno crescenti richieste risarcitorie» in applicazione della legge Pinto. Ma i relatori avvertono anche che la norma «oltre a ledere in modo assai grave gli interessi e le aspettative delle parti offese, può violare anche diritti dell’imputato».
Secondo il Csm, inoltre, la norma approvata martedì al Senato nell’ambito del decreto sulla sicurezza farà fermare oltre la metà dei processi in corso. La sospensione «riguarderà un numero ingente di dibattimenti» precisano i relatori, e «secondo alcune stime più della metà di quelli in corso». E non è tutto: nella bozza si parla anche di «una sorta di amnistia occulta» applicata «al di fuori della procedura prevista dall’articolo 79 della Costituzione». Il riferimento in questo caso è alla possibilità per i presidenti di tribunali di sospendere i procedimenti vicini alla prescrizione o che riguardano reati coperti dall’indulto.
l’ex lodo Schifani
Un richiamo alla «riservatezza» e dunque «a non rendere dichiarazioni» da parte dei singoli a nome dell’intero Consiglio superiore, era stato rivolto dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli con riferimento alla vicenda della bozza di parere sulla norma che sospende i processi. Una vicenda che ha provocato una «polemica» che «non ha reso un servizio alla buona immagine del Csm». «Il Csm si esprime mediante atti collegiali, che finché non sono posti all’ordine del giorno, discussi e votati vanno considerati tamquam non essent – ha ricordato innanzitutto Mancino – la procedura di formazione degli atti collegiali è complessa, prende avvio dall’apertura della pratica, passa attraverso il lavoro della Commissione consigliare competente, arriva all’ordine del giorno del plenum, previa autorizzazione del presidente della Repubblica». Quindi, il richiamo ai consiglieri: «La riservatezza obbliga chiunque fa parte del Consiglio a non rendere dichiarazioni a nome dello stesso e neppure a dare ad intendere che la sua opinione corrisponde a quella non ancora espressa del Consiglio. Intanto si riparla anche di un ripristino dell’ex lodo Schifani, ovvero il provvedimento che prevede la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato (e che nella vecchia versione era stato bocciato dalla Consulta). Secondo quanto ha riferito ai cronisti a Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, sarà presentato sotto forma di disegno di legge e non di decreto legge (quindi non entrerà in vigore prima dell’approvazione da parte di entrambe le Camere) e verrà presentato al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Vito ha anche fatto sapere che il governo ha chiesto che la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, fissata per domani alle 13, calendarizzi il ddl il prima possibile, già nel mese di luglio, per garantirne una rapida approvazione.
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