“La nuova stagione parlamentare porti avanti il percorso delle riforme di cui ha assoluto bisogno l’amministrazione della giustizia nel suo insieme”.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlasse all’assemblea di Confesercenti, esprimeva la necessità di modifiche alla sistema giudiziaria e invitava tutti i soggetti dell’impegno da portare avanti a questo riguardo: ‘È un invito alla misura e all’equilibrio che in questo momento di tensione mi auguro non venga lasciato cadere da nessuna parte, nella consapevolezza del danno che porterebbe a ciascuno e a tutti il riaccendersi di una deleteria contrapposizione tra politica e giustizia’.
Ma solo qualche ora dopo, l’appello del presidente della Repubblica non trovava immediata sponda da parte del premier. Alla assemblea di Confesercenti Berlusconi avanza con un duro attacco alla magistratura.
Berlusconi racconta di come trascorreva i sabati quando era imprenditore, e di come li trascorre oggi: “Sono con i miei legali a preparare due o tre udienze” poichè in Italia ci sono “certi giudici politicizzati” che rappresentano “una metastasi della nostra democrazia”.
E qui dalla platea di Confesercenti partono i primi fischi di contestazione a Berlusconi. Il premier snocciola le cifre dei suoi procedimenti giudiziari dal 1994 al 2006 e accusa la magistratura di “sovvertire il voto degli italiani. Ci sono riusciti nel 1994. Non ci riusciranno oggi”.
A questo punto i fischi dei delegati all’assemblea di Confesercenti si fanno sempre più pesanti, tanto che il moderatore è costretto a intervenire più volte e a chiedere di far silenzio. Ma il Presidente del Consiglio non demorde: “Non possiamo accettare che un ordine dello Stato pretenda di calpestare questo diritto con accuse folli e infondate”.
Berlusconi va avanti e garantisce di “aver fiducia nei magistrati perché io sono stato sempre assolto”. E i fischi continuano. Il premier parla ancora di “calvario”, snocciola cifre dei costi dei sui procedimenti: “Io mi indigno quando qualcuno si lascia trasportare dall’ala giustizialista e usa leggi in modo non democratico”. Ancora fischi e ancora Berlusconi che alza il tono: “Il mio interesse sarebbe stato quello di lasciare il Paese e di godermi i soldi”.
Le reazioni “Si commenta da solo. Chi ha quelle responsabilità dovrebbe imparare a rispettare il Paese e le categorie a cui si rivolge”. Così il segretario del Pd sulle parole di Berlusconi. Secondo Walter Veltroni, ora “con questi toni” la ripresa del dialogo “è molto difficile”.
“Gli attacchi ingiustificati rischiano di creare una delegittimazione dell’intera istituzione”, sottolinea il presidente dell’Anm Luca Palamara. “Parole quali conflitti, opposizione, tregua – prosegue- non appartengono al lessico dell’Anm che viceversa ritiene indefettibile la coesistenza tra poteri dello Stato, nel reciproco rispetto che significa legittimazione da entrambe le parti il tema che interessa i magistrati italiani è il funzionamento del processo”. Per questo, aggiunge, le toghe “chiedono alla politica di migliorare il sistema nell’interesse dei cittadini”.
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