Con l’inflazione programmata fissata dal Governo all’1,7% “un salario di 25 mila euro perde 1.000 euro nel biennio. Se poi per il terzo anno si continua così, si raggiunge una cifra vicina ai 1.500 euro”.
A fare i conti, alla giornata conclusiva della Festa Nazionale della Cisl in corso a Levico Terme (Tn), è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale “questo vuol dire che il governo fa una scelta chiara, quella di abbassare esplicitamente il potere di acquisto di lavoratori e pensionati. Se a questo si unisce il fatto che non c’è restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti, il Governo sceglie la strada di ridurre i salari e peggiorare le condizioni dei lavoratori”.
Epifani si dice inoltre d’accordo con il segretario Cisl Raffaele Bonanni, secondo cui scegliendo questo tasso di inflazione programmata il Governo attenterebbe alle trattative per la riforma dei contratti: “Attenta nel senso che, essendo una interferenza sul salario com’è una interferenza quella di Sacconi sulla deregolamentazione del mercato del lavoro, è evidente che se Confindustria dovesse assumere come spinta per le proprie posizioni queste politiche, renderebbe assolutamente impervio il confronto. Se avesse la tentazione di seguire questa strada, io la dissuaderei. Se Confindustria volesse invece praticare quello di aver detto di voler fare, cioè l’autonomia, allora il negoziato potrebbe avere un altro esito, ma questo significa assumere le proposte del sindacato”.
E a proposito del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, Epifani commenta: “Quello di Sacconi è un atteggiamento da crociato, del quale non si avverte assolutamente il bisogno”.
Attaccando la Cisl, “assume un contorno ideologico proprio nel momento in cui ci sono problemi sociali così rilevanti. Bisogna invece avere la concretezza per poterli affrontare”.
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