La maggioranza ha trovato un accordo sul ddl sulle intercettazioni.
Via libera alle intercettazioni per i reati punibili con la detenzione da dieci anni in su e per quelli contro la pubblica amministrazione.
Fino a tre anni di carcere, invece, per chiunque pubblichi il testo di intercettazioni o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata la pubblicazione.
“L’accordo c’è” ha detto ministro dell’Interno, Roberto Maroni, “L’incontro è andato bene”, ha confermato il ministro per le Riforme, Umberto Bossi.
Domani, l’intesa dovrebbe essere ratificata nel consiglio dei Ministri che ha all’ordine del giorno proprio il disegno di legge sulle intercettazioni.
Ed una delle norme inserite nel ddl, secondo quanto riferito dal deputato del Pdl Niccolò Ghedini, prevederebbe fino a tre anni di detenzione per chi pubblica il testo di intercettazioni o di documenti di un procedimento penale di cui sia vietata la pubblicazione.
Da uno a tre anni di carcere scatterebbero anche per “chiunque prenda illecitamente cognizione di atti del procedimento penale coperti da segreto”. Nel ddl si pensa infatti di modificare l’articolo 617 del codice penale, così come era stato riformato dal ddl Mastella.
Si tratta di una norma che riguarderebbe anche i funzionari di cancelleria o chiunque prenda visione di questi atti e li renda noti. Il governo, tuttavia, starebbe ancora limando la norma.
I reati contro la Pubblica amministrazione, come corruzione e concussione, si potranno invece intercettare anche se non rientrano tra quelli per i quali sono previste condanne dai dieci anni in su.
Quindi, si potrà continuare ad indagare come ora, intercettando le utenze sospette, così come richiesto dalla Lega.
Inoltre, si potrà utilizzare lo strumento delle intercettazioni per i reati comunque considerati gravi, come la pedofilia e le molestie telefoniche.
Si conferma, infine, anche l’ipotesi dell’ archivio riservato per conservare i testi delle conversazioni intercettate.
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