Il governo tira dritto sul disegno di legge che dovrebbe limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche a fini giudiziari. Lo ha confermato ieri il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha portato come dimostrazione della presunta “voracità” dell’uso delle intercettazioni, “calcoli empirici che testimoniano che la grandissima parte del Paese è intercettata”. Una fantomatica emergenza, che in realtà non esiste, come dimostra anche l’articolo di Luigi Ferrarella pubblicato oggi dal Corriere della Sera. Parole volutamente allarmistiche che nascondono la volontà di accelerare su uno dei cavalli battaglia dichiarati del governo Berlusconi, ossia la guerra alle tanto “odiate” intercettazioni telefoniche.
La posizione del PD in materia è chiara, ed è stata espressa dal segretario Walter Veltroni: “Con i limiti che il governo dice di voler mettere sull’uso delle intercettazioni decine di indagini non sarebbero state possibili, tanti crimini non avrebbero trovato il loro colpevole, per i reati di corruzione o concussione, per quelli finanziari e persino per quelli legati alla criminalità organizzata che – come ci dice l’esperienza – spesso sono intrecciati a questi. Siamo davanti a provvedimenti gravi e sbagliati. Il Partito Democratico ha sempre detto di voler affrontare il tema delle intercettazioni in maniera del tutto diversa: i magistrati hanno il diritto di eseguire le intercettazioni ogni volta che lo ritengono necessario, qualunque sia il reato. Quella che deve essere tutelata è la privacy dei cittadini che non sono sotto inchiesta e che non hanno commesso reati, quindi è responsabilità degli stessi magistrati che le intercettazioni restino segrete se non per le parti strettamente utili all’inchiesta e alle accuse. Il governo vuol impedire ai magistrati di indagare”.
Proprio questo è il nodo attorno al quale ruota la discussione. L’abuso mediatico delle intercettazioni telefoniche, destinate all’uso giudiziario, ha rappresentato sicuramente un problema, per il quale è necessario un intervento normativo. Altra cosa sono i processi e l’importanza che lo strumento riveste nell’ottica di una buona riuscita delle indagini. L’azione legislativa che il governo si appresta ad intraprendere andrebbe a limitare la possibilità di utilizzare le intercettazioni per reati considerati – non si sa bene da chi – minori, quali corruzione, concussione, e molti altri. Nei piani di Alfano c’è infatti quella che viene considerata una vera novità in materia: l’uso delle intercettazioni a fini giudiziari verrebbe limitato solo ad alcuni reati, di particolare gravità, come mafia o terrorismo, escludendo in un solo colpo tutti gli altri.
“Nessuno vuole arginare l’azione della magistratura o comprimere le indagini, ma è accaduto spesso che il codice sia stato violato senza alcuna conseguenza”. Il “troppo spesso” di Alfano rimane qualcosa di indecifrabile, così come la sua concezione di violazione del codice. Di sicuro, chi non protesterà per il presunto abuso delle intercettazioni telefoniche sono i famigliari e gli amici delle cinque vittime della clinica Santa Rita – già ribattezzata la “clinica dell’orrore” – di Milano. Chi avesse dei dubbi in materia si rivolga ai pubblici ministeri Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, chiedendo loro a cosa avrebbero portato le loro indagini se non avessero avuto a disposizione le tante intercettazioni telefoniche che hanno fatto luce sui drammatici retroscena legati alle attività criminose che si svolgevano nella clinica ai danni dei pazienti.
Ma tant’è. L’aspettativa sul ddl è alta. Oggi è arrivato anche l’appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che da Venezia è intervenuto sul delicatissomo tema. “E’ un problema reale, non c’è dubbio, – ha affermato – ma spero che si possano trovare soluzioni con larghe intese, anche tenendo conto del lavoro degli anni passati”. E le polemiche infuriano, anche all’interno della stessa maggioranza. La Lega Nord storce il naso e il ministro Alfano – e quindi il premier Silvio Berlusconi – è in forte difficoltà. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, invita il governo a non intraprendere azioni di forza in materia di intercettazioni. “Servono nuove regole – dice – ma non mi convince una legislazione che enumera una serie di reati per perseguire i quali è possibile ricorrere alle intercettazioni ed esclude tutti gli altri. Dobbiamo evitare di buttare il bambino con l’acqua sporca. Stabiliamo regole condivise ma evitiamo di porre intralci all’attività investigativa. Non possiamo stabilire a priori limiti alle investigazioni”.
Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, stigmatizza “la disinvoltura con la quale si vuole affrontare la materia delle intercettazioni che va ridimensionata”, quindi ”prima di azzuffarci c’è bisogno di conoscere il contenuto del provvedimento”. Ma a bocciare l’impianto del governo è sin da ora il mondo dell’informazione, con il presidente della Fieg, Boris Biancheri, che avverte: “Limitare le intercettazioni alle indagini relative a reati di terrorismo e criminalità organizzata non mi sembra affatto una buona idea. Un sequestro di persona o la corruzione di un pubblico ufficiale che non hanno connessioni con mafia o camorra non sono meno gravi per questo”.
A sintetizzare, infine, la posizione del PD è il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia. “Abbiamo denunciato sin dal primo momento la gravità e l’erroneità degli annunci fatti da Berlusconi in tema di intercettazioni. Sia per la limitazione dello strumento di indagine, sia per la necessità di tutelare il diritto di cronaca, noi agiremo in Parlamento quando conosceremo la proposta per fare una buona legge che costituisca equilibrio tra i diritti coinvolti (riservatezza, esercizio dell’azione penale e diritto di cronaca), che vanno tutti allo stesso modo considerati e tutelati”.
Tenaglia non risparmia, in tal senso, una risposta alle parole pronunciate da Antonio Di Pietro, che ha accusato il PD di tentennare nell’opposizione alle intenzioni governative di limitare l’uso a fini giudiziari delle intercettazioni telefoniche: “Nei suoi giudizi Di Pietro dovrebbe tenere conto di questa che è la realtà anziché aprire polemiche infondate. Comunque è bene su questo punto che il governo giunga ad una proposta e la formalizzi immediatamente perché la materia richiede un esame sereno e approfondito non proclami o polemiche urlate. I cittadini si aspettano la soluzione dei problemi che in materia di giustizia riguardanti innanzitutto la durata dei processi”.