Bandire l’uso delle intercettazioni. Dopo il reato di immigrazione clandestina, per il premier Silvio Berlusconi è questa la priorità per l’Italia. Guerra quindi a chi ne fa ricorso, una guerra che coincide anche con il carcere. Il nuovo presidente del Consiglio ha detto chiaramente durante il congresso dei giovani imprenditori, tenutosi a Santa Margherita Ligure, che la vera urgenza è bandire l’uso delle intercettazioni nelle indagini dei magistrati e punire duramente che le fa e chi le pubblica, per questo ha anche annunciato che nel prossimo Consiglio dei ministri sarà varato un provvedimento che vieterà in maniera assoluta l’uso delle intercettazioni telefoniche, tranne che per quelle indagini su mafia, camorra, ndrangheta e terrorismo. Resteranno fuori dunque i reati finanziari e altre cose. E non è finita qui, perché Berlusconi ha anche fatto sapere che sarà prevista una pena di cinque anni per chi le ordina, cinque per chi le esegue e cinque per chi le pubblica. In poche parole un’altra legge ad personam e un vero attacco alla libertà di stampa. Difatti ha anche avvisato che gli editori che le pubblicheranno saranno previste “penalizzazioni finanziarie importanti”. Dopo gli annunci in campagna elettorale, Berlusconi ora passa ai fatti e stando a quanto afferma, il neo ministro della Giustizia Alfano è al lavoro sul testo per il quale si sta consultando oltre che con il premier Berlusconi anche con Nicolò Ghedini, deputato del Pdl e avvocato del Cavaliere. Berlusconi IV anche questa volta non stupisce e anziché occuparsi delle vere questioni che attanagliano la vita degli italiani, come la precarietà, la disoccupazione, la riduzione del potere d’acquisto, solo per citarne alcune, Berlusconi ancora una volta difende i suoi interessi.
Questa volta a farne le spese sono soprattutto i magistrati e la stampa perché fortemente danneggiati nel proseguo del loro lavoro. Al premier Berlusconi, dopo l’affondo del Associazione Nazionale dei Magistrati sul reato di immigrazione clandestina che secondo l’AMN porterebbe gravi disfunzioni per il sistema giudiziario e carcerario, replica ancora una volta Luca Palamara, presidente dell’AMN: “Sono uno strumento investigativo fondamentale, grazie ad esse abbiamo perseguito reato di terrorismo e di mafia ma anche reati comuni gravi, come l’estorsione e alcuni delitti contro la pubblica amministrazione”. Si associa alle contestazioni di Palamara, anche Edomondo Bruti Liberati, ex-presidente dell’AMN e leader di Magistratura Democratica, convinto che in questo modo “si assesta un colpo definitivo alle inchieste su reati finanziari importantissimi quali “corruzione e concussione, insider trading e aggiotaggio”. Ma, secondo Antonino Ingroia, Pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo, “anche il futuro delle indagini sulla criminalità dei potenti, potrebbe dipendere dalla tenuta di questo strumento indispensabile”.
Un duro attacco anche alla stampa, che non ci sta a questo imbavagliatura dell’informazione che comunque danneggia anche i cittadini italiani nel loro diritto ad essere informati. Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa, non ha remore a dire che si tratta di “un bavaglio alla stampa”. Per non parlare poi della galera che rischiano i giornalisti pubblicado notizia o atti di intercettazioni, che Siddi definisce un “atto fuori legge”.
Durissimo anche il commento di Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia nel Governo Ombra del PD che intravede nella proposta di Berlusconi un aumento dell’impunità.
“”Berlusconi perde il pelo ma non il vizio – afferma Tenaglia . Ridurre la possibilità di effettuare intercettazioni solo a determinati reati impedirà alla polizia e alla magistratura di scoprirne e perseguirne altri non meno gravi come le rapine, le concussioni, le corruzioni, le truffe ai danni dello Stato”.
“Altro che sicurezza e certezza della pena – aggiunge Tenaglia –, con questo provvedimento non si fa altro che garantire impunità e intralciare il lavoro delle forze dell’ordine, che rischieranno addirittura di essere loro stesse incriminate, arrivando al paradosso di mettere in carcere il controllore al posto del controllato”.
Sulla questione è intervenuto anche Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, che ritiene i provvedimenti del Governo Berlusconi “gravi e sbagliati” e di fatto così “impedisce le indagini”.
Per il segretario del PD si tratta di affrontare il problema in maniera diversa: “I magistrati hanno il diritto di eseguire le intercettazioni ogni volta che lo ritengono necessario, qualunque sia il reato. Quella che deve essere tutelata è la privacy dei cittadini che non sono sotto inchiesta e che non hanno commesso reati, quindi è responsabilità degli stessi magistrati che le intercettazioni restino segrete se non per le parti strettamente utili all’inchiesta e alle accuse”.
Per Veltroni in questo modo “si permette un uso pieno di uno strumento di indagine rivelatosi essenziale e insieme si tutela la privacy”.
“Il governo – conclude Veltroni – vuol fare il contrario impedendo ai magistrati di indagare”.