Casini (UDC): Berlusconi ora fa il dc, ma vedremo i fatti

di isayblog4 25 views0

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L’intervista del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, a ‘Il Messaggero’

Onorevole Casini, Berlusconi è stato dal Papa. In Parlamento i cattolici non sono molto rappresentati. Lei come vede il rapporto tra governo e Chiesa?
«E’ molto importante questa visita sul piano dei governi. La Repubblica trae dalla presenza della Santa Sede in Italia un grande elemento di ricchezza e di forza. Pensare che il Vaticano, qui da noi, sia un impaccio o un condizionamento, significa avere una considerazione molto provinciale della politica internazionale. Questa è una grande platea per l’Italia, una grande opportunità. Pone Roma al centro delle diplomazie di tutto mondo. Ritengo che il governo debba alimentare questa specialità di rapporto».

Un filo diretto che vi può tagliare fuori?
«La pluralità di opzioni nel mondo cattolico c’è ormai da oltre 30 anni. Credo che la Chiesa abbia, nei confronti di Berlusconi, lo stato d’animo che hanno gli italiani: stanchi di lotte fratricide. Hanno dato una delega a Berlusconi, poi valuteranno sulle soluzioni che darà ai problemi».

E il mondo cattolico che problemi ha?
«Ne cito tre. Il pluralismo scolastico: le scuole libere cattoliche chiudono perché non hanno risorse. Affermare la parità con la scuola pubblica, senza dare i mezzi finanziari, è solo una presa in giro. La famiglia, il quoziente famigliare: mi auguro che questo traguardo annunciato dal Pdl in campagna elettorale si realizzi. E noi daremo il nostro contributo. Terzo, i grandi temi etici, da cui la Chiesa si è dovuta difendere durante il governo Prodi: affermare il diritto alla vita, ad esempio, non significa rimettere in discussione la 194, ma prevedere la presenza di volontari cattolici nei consultori che favoriscano l’accoglienza e supportino le giovani madri».

E il vostro ruolo?
«Incalzeremo il governo su questi temi. Un’ opposizione che richiama l’esecutivo agli impegni programmatici non sfascista ma seria. Diremo sì e no, a seconda di quello che condividiamo senza pregiudizi».

Come avete fatto sul reato di immigrazione clandestina.
«Sì, spiegando a Berlusconi, che credo si sia convinto, che quel reato è una sciocchezza. L’espulsione amministrativa è una via più facile ed efficace. Non serve uno Stato che fa la faccia feroce ma delibera una norma inapplicabile, intasando processi e carceri».

Lei come vive questa metamorfosi di Berlusconi, dialogante, pacato, che si confronta con il leader dell’opposizione Veltroni?
«Berlusconi è uomo intelligente. Si trova ad amministrare un patrimonio elettorale molto forte e sa benissimo di non avere più alibi e di essere di fronte a problemi enormi. Il combinato disposto di queste cose gli consiglia di sperare che ci sia un clima politico positivo, evitando uno scontro frontale con l’opposizione che lo metterebbe in mora su questioni che vanno risolte. Come i rifiuti a Napoli: senza convergenza con gli enti il problema diventa irrisolvibile».

E oltre alla pace sociale?
«Per lui s’è aperta una fase politica nuova: gestisce in prima persona, non ha alleati che lo condizionano, salvo la Lega, non ha personalità nel governo che gli fanno ombra…».

Insomma, lo vede bene.
«Adesso fa il democristiano, ed è un fatto già positivo, bisogna vedere se lo è realmente. La nostra verifica sarà questa».

In campagna elettorale lo scontro con voi è stato aspro. Ora lui consulta spesso Veltroni, ma con lei e rimasto del gelo?
«I problemi personali tra noi non esistono. Esiste un problema politico molto serio».

Qual è?
«Berlusconi ha inventato una finzione di bipartitismo senza realizzare un partito politico ma solo delle finte fusioni tra partiti ancora esistenti. Ha bisogno che qualcuno gli faccia sponda. E non posso certo essere io… per questo si rivolge a Veltroni che deve stare a sua volta molto attento a non scottarsi».

Teme un asse sulla legge elettorale?
«Per imporre il finto bipartitismo hanno bisogno di comprimere la libertà dei cittadini, abolendo le preferenze; e addirittura, per le Europee, dove non c’è un problema di governabilità, vogliono alzare a dismisura la soglia di sbarramento e togliere le preferenze. Allora si dovranno assumere la responsabilità di scelte che contrasteremo con forza».

La luna di miele tra governo ed elettori è in corso. Cos’è che non le è piaciuto fino ad ora?
«L’operazione Alitalia si sta rivelando un bubbone per il governo. Noi voteremo contro questo decreto. Il governo prende dalle tasche degli italiani 300 milioni e li butta nel tritacarne dell’Alitalia senza che si sia materializzata la cordata che si prometteva 3 mesi fa; il prestito ponte è solo un contributo a fondo perduto equivalente al bilancio di una città di 180 mila abitanti».

Sui rifiuti?
«Siamo contrari alla Superprocura, per un problema di principio e coerenza costituzionale. Ma complessivamente voteremo a favore del decreto e cercheremo soluzioni per non farlo naufragare».

E la sicurezza?
«Diciamo no al reato di immigrazione clandestina, ma siamo favorevoli al giro di vite e alle espulsioni, perché gli italiani chiedono sicurezza e certezza della pena».

Passiamo al decreto fiscale.
«Giudizio sospeso. Credo che la montagna abbia partorito topolino. L’accordo con l’Abi sui mutui sta diventando quasi imbarazzante rispetto a quando è stato presentato, per tempi e modalità di attuazione. L’abolizione dell’Ici sulla prima casa è positiva, ma le coperture restano incerte e penalizzano il Mezzogiorno».

Che altro?
«Le famiglie sotto la soglia di povertà sono la nostra priorità. Non mi pare abbiano avuto granché. Sull’impostazione generale del decreto comun¬que ci asterremo».

Con la Lega certi nodi sono gia al pettine.
«Il vero problema sarà sul federalismo. Noi Siamo contrari al modello di federalismo bardo, non perché difendiamo il Sud dal Nord, ma perché in nessuna parte del mondo s’è attuato un federalismo finanziario che parta dalle risorse e non dalle competenze. Bisogna rovesciare l’approccio: si diano competenze agli enti locali, e su questa base si concedano poi le risorse. E un federalismo virtuoso inizia mantenendo l’impegno assunto in campagna elettorale di abolire le province».

E la spesa pubblica al Sud?
«Draghi ha ragione: servono meccanismi virtuosi per privilegiare le regioni che spendono bene».

II nucleare?
«L’incidente sloveno e, paradossalmente, la dimostrazione della sicurezza del nucleare: bisogna andare avanti con determinazione».

Ma il suo rapporto con il centrodestra quale sarà?
«Non possiamo nasconderci dietro un dito. Nei mesi passati le polemiche sono state molto forti. In politica gli stati d’animo vanno tenuti a freno. Saranno i fatti a dimostrare chiaramente a tutti noi se la politica del governo e coincidente con le nostre attese o se le posizioni si divaricheranno. La partita futura si gioca sui fatti».

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