La condotta della Lega Nord sta creando non pochi imbarazzi al governo Berlusconi. In realtà l’ultimo che sembra accorgersene è lo stesso presidente del Consiglio, che tutto fa e dice fuorché prendere posizione contro le continue ed inaccettabili uscite del Carroccio. In meno di un mese di governo, il partito che il lunedì si dichiara secessionista e il martedì giura sulla costituzione repubblicana, ha inanellato una serie di scivoloni che sembrano rivelarne la vera natura anti-europea, anti-italiana, razzista, intollerante e xenofoba.
Al di là dell’impronta particolarmente dura che la Lega ha contribuito a dare al pacchetto sicurezza, culminato con il controverso reato di clandestinità, il primo vero “ammutinamento” del partito nordista si avuto durante lo scorso consiglio dei ministri. E’ in quell’occasione che il ministro per la Semplificazione legislativa Roberto Calderoli annuncia che il governo ha ratificato il Trattato europeo di Lisbona, ma che la Lega Nord si è mantenuta la “riserva”, dicendo di voler promuovere un anacronistico referendum sulla vicenda e non nascondendo la sua posizione di critica e contrarietà.
Passano pochi giorni ed ecco l’altra faccia del Carroccio, quella anti-italiana. Al Quirinale si celebra la cerimonia in occasione della Festa della Repubblica. Il presidente della Repubblica invita, come ovvio, tutte le forze politiche, in particolar modo quelle governative, i cui ministri, qualche settimana prima, proprio al Quirinale avevano giurato sulla Costituzione. Ebbene, all’appello rispondono tutti, ma non La Lega Nord, che di ministri ne conta ben quattro. I leader padani decidono invece di mandare in veste di “ambasciatore” – usano proprio questo termine – il senatore Sergio Divina, preferendo passare la giornata arroccati nei loro territori. D’altronde il giorno prima avevano giurato a Pontida sui valori padani. Lo stesso Divina, che vive il suo incarico “diplomatico” come una vittima sacrificale, affermerà: “Se vedete una nostra freddezza verso l’identità nazionale ci fa piacere. Questa nostra diversità la rimarchiamo sempre volentieri”.
Si arriva infine al 3 giugno. Dalle parole la Lega passa ai fatti. E sono fatti di inaudita gravità. A Venezia militanti e dirigenti locali tentano di impedire la costruzione di un campo per Sinti deciso ormai da anni dal Comune. I Sinti, per chi non lo sapesse, sono cittadini veneziani a tutti gli effetti, di seconda e anche di terza generazione: i bambini vanno a scuola a Venezia, i Sinti lavorano regolarmente a Venezia, pagano le tasse a Venezia, votano a Venezia. La cieca intolleranza di stampo razzista e xenofobo della Lega sembra non fermarsi davanti a nulla.
Alla luce di tutto ciò, la domanda viene spontanea. A farsene interprete è il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. “Il governo non ha nulla da dire sul comportamento e le opinioni della Lega? Questo partito – decisivo per il successo elettorale del centrodestra – può comportarsi smentendo la scelta europea dell’Italia, ignorando la festa che unisce tutti i cittadini, opponendosi con la forza a legittime decisioni delle amministrazioni locali, senza suscitare nei suoi alleati dubbi e proteste?”. A questo punto, anche la risposta verrebbe spontanea: “No”. Forse talmente spontanea che a Berlusconi non è neppure venuto in mente di prendere posizione. Rimaniamo in attesa che il premier, o chi per lui, voglia fugare ogni dubbio in proposito.
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