Il PD vuole maggiore autonomia e l’amministratore unico per la RAI

di isayblog4 17 views0

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Paolo Gentiloni, coordinatore della Comunicazione del PD ed ex ministro delle Comunicazioni nel Governo Prodi lo ribadisce su partitodemocratico.it. Specie se si tratta di informazione, Rai e frequenze televisive

“Bene il dialogo con grande chiarezza, come ha più volte detto Walter Veltroni – spiega l’esponente del PD – un dialogo mirato a nuove regole che consentano maggiore autonomia della Rai dai partiti e la presenza di un amministratore unico”.

Il confronto di queste ultime settimane si sta facendo molto acceso dopo le polemiche innescate dal neo sottosegretario alla Comunicazione Paolo Romani su Marco Travaglio in seguito alle dichiarazioni di quest’ultimo sul presidente del Senato Renato Schifani durante la trasmissione “Che tempo che fa”. Ad infiammare gli animi anche le recenti esternazioni di Romani rispetto all’operato di alcuni conduttori e giornalisti dell’emittente pubblica senza contare il rischio sempre più concreto di rinominare il Cda della Rai secondo i meccanismi della legge Gasparri, peraltro sanzionata dall’Unione Europea.

“Noi abbiamo fatto una proposta semplice – dichiara Gentiloni – che è quella di cambiare insieme, se possibile, le regole della legge Gasparri.”

Il PD ha più volte invitato al dialogo, considerando le continue incursioni della politica sulla Rai e sollecitando affinché la Tv di Stato sia libera dalla logica dei partiti, ma non sempre, almeno finora, la maggioranza ha raccolto questa richiesta.

E Gentiloni avverte: “Non ha senso che esista un tavolo se non per il dialogo, e di certo non per dividersi le spoglie della Rai” .

Più chiaro di così. Ora però la situazione, come spiega lo stesso Gentiloni, rischia di farsi incandescente. A far da miccia, ancora una volta, la questione delle frequenze televisive, che mette a dura prova il dialogo tra maggioranza e opposizione.
In extremis il Governo Berlusconi ha inserito un paio di giorni fa in un decreto su materia comunitaria un articolo con cinque commi con cui di fatto intende salvare definitivamente Rete 4, aggirando così la sentenza delle Corte Europea del 31 gennaio 2008 che imponeva all’emittente di Berlusconi la cessione della frequenza analogica a favore di Europa 7, vinta tra l’altro regolarmente ma dal ’99 Europa 7 non ha mai potuto trasmettere.

Per il PD questo è un pessimo inizio. Gentiloni paventa il rischio di un tentativo di un aggiramento da parte del nuovo governo della sentenza della Corte Europea del 31 gennaio scorso.

“ Noi riteniamo sorprendente – precisa l’ex ministro – che si sia deciso di utilizzare uno strumento come l’emendamento al “decreto salva infrazioni”, in tempi strettissimi di approvazione, per affrontare una materia molto delicata come quelle delle frequenze televisive”. Per Gentiloni “è inaccettabile che una tema di questo genere, che richiede un confronto parlamentare, venga invece infilato così all’improvviso”.

L’emendamento in questione modifica alcune parti del testo Unico della radiotelevisione e della legge Gasparri, sanzionati duramente dall’UE, e individua un periodo transitorio di legittimità. In pratica chi usa la frequenza può continuare a farlo finché non sarà attuato il piano che assegna le frequenze televisive sul digitale terrestre.

Ma dalla maggioranza ovviamente non c’è stato alcun passo indietro. Il provvedimento, difatti, è stato giudicato ammissibile dalla presidenza della Camera.
Il PD si prepara a questo punto a fare ostruzionismo con lunghi e numerosi interventi, infatti ha presentato ben 20 sub-emedamenti alla proposta di modifica del governo.
L’inizio dunque non è tra i migliori e il dialogo per ora con la maggioranza sembra molto difficile.

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