Caso chiuso fra Italia e Libia sul nodo Calderoli

di isayblog4 39 views0

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Alla fine pace fatta. Si nonostante le minacce, nonostante quelle vignette anti islam, alla fine il perdono di Gheddafi, inimmaginabile solo qualche giorno fa, è arrivato, anzi Roberto Calderoli si è pentito e di conseguenza è pace fatta. Anzi acqua passata.
All’inizio il problema era proprio lui, quel Calderoli ministro, una cosa impensabile per la Libia, anzi insopportabile. Era dovuto intervenire Massimo D’Alema, ministro degli Esteri del governo Prodi, per sedare gli animi ricordando alla Libia che la scelta di un ministro italiano è un affare interno. Ma niente da fare.
Non era accettabile per la famiglia Gheddafi sopportare un ministro che aveva fatto tutte quelle sparate, che aveva indossato quelle magliette chiaramente anti Islam.. Poi ci si è messo Bossi, allargando la polemica, e quello che doveva essere per Berlusconi IV il giorno più bello, quando si insediava col suo governo nuovo di zecca, alla fine si trasformava in un incubo con Gheddafi che minacciava di non proteggere più le coste italiane dall’arrivo degli immigrati clandestini e addirittura paventando la cancellazione dell’accordo strategico tra Eni e la compagnia di Stato Noc. Altre scintille, stavolta di Bossi però, in soccorso al suo pupillo Roberto, che accusava Gheddafi di impachettare direttamente lui gli immigrati per l’Italia causando finalmente un certo imbarazzo nell’imbarazzabile Berlusconi.. Insomma una vera sceneggiata in salsa leghista che rischiava di diventare un affare internazionale.
Ora però l’allarme è rientrato e probabilmente un giorno vedremo Gheddafi passeggiare con il neo ministro Calderoli magari immaginando chissà quali strategie per far restare a casa propria gli immigrati. A questo punto deve esserci stata una tale pressione su Lega e Calderoli e soprattutto un gioco di diplomazie a lavoro, che alla fine il senatur Bossi e il suo vice hanno fatto qualche passo indietro e Calderoli faceva il suo bel mea culpa. “Sono pentito”, ha detto Calderoli, per le conseguenze di quel suo gesto di allora.

Alla fine dopo un lungo silenzio Gheddafi faceva sapere che l’incidente diplomatico era chiuso.
“La Libia – si legge nel comunicato fatto seguire alle scuse di Calderoli – ha accolto con soddisfazione le dichiarazioni di pentimento del ministro Calderoli. Nei giorni scorsi – prosegue la nota – la fondazione Gheddafi per lo sviluppo e beneficenza, presieduta da Seif Al Isman Gheddafi, ha espresso le sue preoccupazioni per gli effetti sul rapporto tra Libia ed Italia nel caso il senatore Calderoli fosse nominato ministro del governo, precisando nel medesimo comunicato che si trattava di una questione interna italiana”.
“Successivamente alla nomina del senatore Calderoli a ministro per la semplificazione legislativa, al comunicato ufficiale del ministero dell’Interno della Jamahiri sul problema dell’immigrazione clandestina e al susseguirsi di voci di stampa circa il congelamento dell’accordo del gruppo Eni e la sospensione dei visti di ingresso ai cittadini italiani, le autorità libiche ed italiane hanno avviato una serie di contatti, che hanno dato origine alle dichiarazioni pubbliche di pentimento rese dal ministro Calderoli.” Insomma dopo le scuse il perdono. Scuse che devono essere costate non poco al neo ministro almeno in termini di ricucimento diplomatico. Perché sempre la stessa nota spiega che il ministro ha avviato colloqui con l’ambasciatore Abdullafed Gaddur, al quale spiegava che davvero non voleva arrecare nessuna offesa anzi in realtà il suo gesto, quello delle magliette anti Islam, “era un messaggio di pace tra le religioni monoteiste” . L’ambasciatore, quindi, dopo questa spiegazione a dir poco fantasiosa, ha chiamato subito al telefono il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, poi il segretario della Farnesina, Giampiero Massolo, e ancora il direttore generale per i paesi del Nord africa e Medio Oriente Cesare Ragaglini. Alla fine, la Fondazione Gheddafi e le autorità della Jamahirya non potevano far finta di nulla e quindi “hanno accolto con soddisfazione questa evoluzione del rapporto bilaterale, considerando il caso chiuso”.

Caso chiuso per tutti e pace fatta nonostante le minacce, le vignette blasfeme e i fulmini e le saette. Caso chiuso. Caso chiuso anche per l’inchiesta giudiziaria avviata dalla magistratura nei confronti di Calderoli sempre sulle vignette anti Islam. Il gip del tribunale di Roma, Maria Antonietta Ciriaco, ha infatti scagionato il neo ministro dall’accusa di offesa ad una confessione religiosa tramite vilipendio. Caso chiuso anche questo, anzi sta a vedere che forse non è mai successo. Non ha più da preoccuparsi Calderoli, tanto meno ora che è ministro anche se si augura che non ci sano problemi con la Libia. “Si tratta di una cosa passata – ha dichiarato Calderoli – per me un incidente”. Un incidente, il solito incidente in salsa leghista, come le scuse pubbliche del resto.

www.partitodemocratico.it

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