Romano Prodi dice addio al suo governo. Un addio non rancoroso e soprattutto rivolto alla valutazione dei risultati positivi del suo operato, che hanno ridato prestigio all’Italia. La platea è quella non facile dell’assemblea dei Mille a Chianciano promossa dai radicali, un’occasione per un confronto a cielo aperto, come ha precisato Prodi, sul dopo elezioni. Tra gli ascoltatori Emma Bonino e Marco Pannella, i leader storici del partito radicale, che l’ex premier definisce gli “ultimi giapponesi” per la lealtà dimostrata. Prima, quindi, un ringraziamento nei loro confronti proprio perché anche nei momenti critici e di scontro sono rimasti leali verso il programma.
“Un ringraziamento per i venti mesi a palazzo Chigi, anche su punti e temi dove non eravamo d’accordo – ha ricordato il premier uscente – per un senso di coscienza e consapevolezza di cosa fosse il Governo”. Una consapevolezza, ha precisato Prodi, che però non è stata comune a tutti coloro che vi partecipavano.
Una sorta di testamento politico dove Prodi ha rivendicato il coraggio dell’impopolarità di certe scelte, che hanno avuto il merito di risanare l’economia italiana lasciando un bilancio in ordine grazie ad “un’azione forte, rigorosa e rapida”. Nonostante le emergenze ereditate dal precedente governo Berlusconi, “l’esecutivo – ha dichiarato Prodi – ha governato per venti mesi e da zimbello d’Europa ne siamo tornati al centro”.
Adesso toccherà al nuovo governo e, mostrando una certa preoccupazione per i toni usati in certe dichiarazioni, Prodi ribadisce che “è necessario continuare a credere nell’Europa, mentre nella nuova maggioranza cresce il sentimento di chi la considera come un peso, come un qualcosa che ti obbliga a scelte che non avresti fatto”.
L’ex premier non nasconde di essere preoccupato anche per il clima di paura che la nuova maggioranza ha creato durante la recente campagna elettorale, paure che considera moltiplicate ed esagerate costruite appositamente per le elezioni e per ottenere consensi nell’ultimo periodo.
“La paura – ha sottolineato Prodi – dobbiamo vincerla insieme all’Unione Europea, rapporto che purtroppo vedo affievolirsi con il nuovo esecutivo. E’ invece l’Europa che ci aiuta ad un avere un ruolo nel mondo globalizzato”.
Prima di chiudere il suo intervento Prodi indica nel Partito Democratico il riferimento in questo nuovo scenario politico.
“Il PD – ha dichiarato Prodi – ha l’ambizione di essere una grande forza riformista e io sono convinto che, perché possa far fronte a questa ambizione, si debba alimentare di tante culture e valori che hanno costruito il campo del centro sinistra italiano”. Per questo come le ultime elezioni hanno dimostrato, ha ribadito il premier, c’è bisogno di una grande convergenza delle forze riformiste. Una forza riformista, secondo Prodi, come è il PD, necessaria più che mai ora per cambiare il Paese. Per questo Prodi invita il PD ad avere più coraggio e lo incita a guardare al futuro e non al passato.