Alitalia: Ligresti “apre” la cordata italiana

di isayblog4 20 views0

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Dopo il prestito ponte da 300 milioni “elargito” dal governo Prodi ad Alitalia sembra prendere corpo la famosa cordata italiana evocata da Berlusconi in campagna elettorale. Lo schema a cui sta lavorando da qualche settimana Bruno Ermolli, il consulente incaricato dal Cavaliere di sondare alcuni investitori per un eventuale intervento in Alitalia, in realtà è molto semplice. Le risorse complessive da mettere in campo sono stimate tra 700 milioni e un miliardo di euro da suddividersi in tre diverse categorie di investitori. Un terzo dovrebbe spettare a Carlo Toto, il patron di AirOne che potrebbe conferire la sua compagnia aerea, dotata di preziose opzioni su nuovi aerei, in cambio di una partecipazione azionaria importante ma non maggioritaria; un altro terzo delle risorse verrebbe versato dalle banche e l’ultimo terzo da una cordata di imprenditori privati. Una volta costituito questo “nocciolone” di investitori tutti battenti bandiera italiana si avrebbe la base sufficiente per negoziare una partnership con una importante compagnia straniera, da posizioni di forza e senza essere costretti ad accettare proposte irricevibili come quella sollecitata ad Air France-Klm. Tra questi investitori ci sarà sicuramente Salvatore Ligresti, uscito ieri allo scoperto dopo le ultime indiscrezioni, ma è possibile che anche la Pirelli di Marco Tronchetti Provera possa mettere una piccola quota giustificando l’intervento con la necessaria salvaguardia di Malpensa. Ma anche finanzieri di lungo corso come Francesco Micheli potrebbero non tirarsi indietro di fronte alla possibilità di mantenere Alitalia in mani italiane e magari fare anche un buon affare.

C’è però una pre-condizione da soddisfare prima di parlare di cordate e di interventi: bisogna conoscere il reale stato di salute dell’azienda. Gli ultimi numeri disponibili risalgono infatti all’autunno 2007 e nessuno, a parte Air France, ha potuto condurre una due diligence sui libri contabili. Senza la dovuta trasparenza, dicono fonti vicine alla trattativa, nessuno sarebbe disposto a metterci un euro. Dunque la diplomazia che sta lavorando intorno al salvataggio di Alitalia, in particolare il sottosegretario uscente Enrico Letta e il vicepremier entrante, suo zio Gianni Letta, potrebbero accordarsi entro breve affinché il cda di Alitalia permetta di visionare l’azienda dall’interno. Tutto ciò per evitare che si scivoli verso il commissariamento: una soluzione che non dispiacerebbe ai potenziali investitori ma che Berlusconi vorrebbe evitare a tutti i costi in quanto politicamente poco edificante. Il futuro premier ieri ha parlato di sacrifici da fare sul fronte del personale della compagnia di bandiera, ma allo stesso tempo ha assicurato che il governo non lascerà nessuno per strada. Se nelle prossime settimane Berlusconi riuscisse a fornire indicazioni precise anche su questo fronte la cordata italiana compierebbe un significativo passo in avanti. E per tornare ai potenziali investitori, mentre sembra molto improbabile una discesa in campo dell’Eni se non altro perché il futuro titolare del ministero dell’Economia, azionista della società petrolifera, sembra contrario a una diversificazione nel settore dei trasporti, sul fronte del coinvolgimento delle banche non si può escludere niente. Intesa Sanpaolo da molti mesi a questa parte ha manifestato la sua disponibilità ma alla banca guidata da Corrado Passera potrebbero aggiungersene altre, come per esempio Mediobanca ripetendo a grandi linee quell’impostazione che le vede presenti entrambe in Telecom Italia.

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