La trattativa fra Air France e Alitalia resta in piedi in attesa dell’incontro fra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. All’appuntamento, però, il Cavaliere si presenterà con almeno una carte in più rispetto al negoziato condotto finora dal governo Prodi: Aeroflot, che dopo aver abbandonato la prima asta fallita per i troppi paletti posti dal Tesoro, sembra pronta a tornare in lizza. Nella conferenza stampa congiunta fra Berlusconi e Vladimir Putin, infatti, il presidente russo ha reso noto di aver “parlato con i vertici di Aeroflot: mi hanno detto che sono disponibili a riprendere i contatti con Alitalia”.
Durante la conferenza stampa Berlusconi ha garantito che “sono ancora in corso contatti con Air France, contro cui non abbiamo assolutamente nulla”. Quindi ha ribadito qual è la posizione del nuovo esecutivo: “ci piacerebbe che si desse vita a un grande gruppo internazionale, con Alitalia che partecipi con una posizione di pari dignità con Air France e Klm. L’importante è mantenere la compagnia di bandiera italiana per attirare i turisti stranieri nel nostro Paese”. Quindi Berlusconi ha lasciato intendere che l’opzione Aeroflot può restare in piedi anche dopo le eventuali nozze della Magliana con Parigi: “quando la trattativa con Air France si chiuderà – ha spiegato il premier in pectore – a noi non dispiacerebbe allargare le possibilità di altre compagnie aeree”. Berlusconi, infine, ha ridimensionato l’importanza di un prestito ponte per garantire la continuità aziendale ed evitare il ricorso alla legge Marzano o, peggio ancora, il fallimento di Alitalia: “il problema – ha sottolineato – è così grande che non ha importanza il prestito ponte o altre questioni, l’intendenza seguirà”.
Intanto è rimbalzata la notizia, smentita da Palazzo Chigi, secondo cui un pool di banche starebbe valutando l’ingresso nel capitale di Alitalia sulla falsariga del modello utilizzato per la Fiat. Gli istituti di credito immetterebbero risorse per 1-1,2 miliardi ridando ossigeno alle casse della Magliana e dando modo al nuovo governo di trovare una soluzione industriale adeguata. Le banche avrebbero anche garanzie di ampie concessioni da parte sindacale per l’attuazione di un forte piano di risanamento. Sulla questione è nel frattempo intervenuta anche la Commissione europea, precisando che qualunque prestito deve essere fatto secondo le regole del mercato. Lo ha spiegato Michele Cercone, portavoce del commissario per i Trasporti Jacques Barrot. “L’ultimo aiuto per la ristrutturazione – ha aggiunto Cercone – è del 2001 e dunque, secondo il principio ‘one time last time’ fino al 2011 non ce ne possono essere altri”. Il portavoce ha spiegato che nel caso in cui l’aiuto di Stato non venisse notificato in via preliminare alla Commissione, terzi potrebbero ricorrere davanti ai tribunali nazionali per chiedere il rimborso. La Commissione ha quindi indicato il precedente del 2005 come “la strada da seguire”. Nel 2005, Bruxelles autorizzò il piano di ricapitalizzazione di Alitalia da 1,2 miliardi di euro stabilendo che l’operazione non comprendeva aiuti di Stato illegittimi.
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