Un governo dell’opposizione per aprire una dialettica nuova con l’esecutivo di centrodestra. E’ questa l’idea lanciata in conferenza stampa da Walter Veltroni per continuare l’opera di europeizzazione del quadro politico italiano. “Avrà lo stesso numero di ministri del governo che si insedierà a Palazzo Chigi e in ogni decisione che esso prenderà stabilirà un nuovo rapporto dialettico. Il governo ombra – o shadow cabinet, come viene definito nei paesi anglosassoni – esiste in tutte le democrazie più avanzate”.
E’ sereno il segretario del PD, il giorno dopo la sconfitta elettorale. Come già aveva fatto ieri, ammette che il risultato è “inequivoco” e che la coalizione formata da Pdl, Lega Nord e Movimento per le Autonomie, “avrà il dovere e l’onore di governare il Paese”. Parlando davanti ai giornalisti nella sala predisposta vicino al quartier generale del PD, Veltroni fa un punto per analizzare i dati elettorali e per ribadire che ciò quanto avviato in campagna elettorale dovrà ora essere proseguito ed accentuato.
“Abbiamo ottenuto un risultato importante – dice Veltroni – tenuto conto che partivamo da una situazione difficilissima e che (dati Ipsos alla mano, ndr) a giugno del 2007 la differenza il distacco tra centrodestra e centrosinistra era di 18 punti percentuali”. Il leader del PD fa notare in particolare il voto “nelle grandi città, in molte delle quali siamo la prima forza”. Cita l’esempio di Roma e di Firenze. Parla del dato sorprendente di Milano, dove “siamo al 33%”. Insomma, sottolinea il segretario del PD, nonostante la sconfitta, dalle urne esce “la più grande forza riformista che il Paese abbia conosciuto”.
Al tempo stesso, Veltroni non si nasconde i punti di criticità che il voto ha palesato. In particolare è “l’Italia profonda”, l’Italia per così dire di provincia, che sembra non aver recepito il messaggio di rinnovamento lanciato dal PD. “Non ci accompagna ancora – spiega il segretario – il necessario radicamento nella parte più profonda del Paese”. Il voto della provincia è stata una delle cause più eclatanti del successo della destra, soprattutto nel Nord, dove la Lega è riuscita ad intercettare molti voti, facendosi interprete di molti dei disagi e dei problemi dei cittadini.
Una tornata elettorale su cui pesa, è innegabile, “anche il pesante giudizio sull’operato del governo Prodi”. PD e Italia dei Valori sono stati gli unici due partiti ad incrementare il risultato ottenuto nel 2006, a dimostrazione che, da una parte “è stato colto il messaggio di rinnovamento del PD, e dall’altra l’obiettiva difficoltà della relazione instauratasi tra la maggioranza di centrosinistra e il Paese”. Temi importanti, come fisco, sicurezza, immigrazione sono solo alcuni di quelli attorno ai quali i cittadini si sono espressi col proprio voto.
Un altro risultato incontrovertibile delle elezioni è la semplificazione della composizione politica. “Un risultato dovuto principalmente alla nostra scelta di correre da soli”, sottolinea Veltroni. Il rinnovamento del quadro politico, però, ha bisogno di una serie di riforme istituzionali, sulle quali il leader del PD conferma tutta la disponibilità al dialogo con tutte le forze politiche che stanno in Parlamento, e anche con quelle che sono state escluse dal voto. “Serve una nuova legge elettorale, la riduzione del numero di parlamentari da 1000 a 570, la revisione dei regolamenti, la fine del bicameralismo perfetto”.
Un dialogo, quello da alimentare tra maggioranza e opposizione, che secondo Veltroni non è però cominciato nel modo giusto: “Sono rimasto negativamente colpito dalle prime dichiarazioni di Berlusconi, basate su un concetto di autosufficienza della maggioranza che non è ispirato alla necessità di affrontare da subito le riforme”. Il segretario del PD chiede al leader del Pdl di governare rispettando “i quattro principi di lealtà repubblicana a cui ho fatto riferimento nella lettera che ho inviato a Berlusconi durante la campagna elettorale, primo tra tutti il principio di rispetto delle istituzioni di questo paese”.
Veltroni assicura poi che il Partito Democratico ricoprirà il suo ruolo di opposizione “in maniera determinata e responsabile, e vigileremo che le promesse fatte in campagna elettorale si traducano poi in impegni concreti da parte del governo”. Insomma, il Partito Democratico, nato solo pochi mesi fa, prosegue la sua opera di rinnovamento, sia politico che programmatico, e si impegna ad andare avanti lungo la strada intrapresa per “instaurare nel paese una cultura democratica più matura”. E’ venuto il momento, conclude, “di aprire una grande offensiva per il Paese, basata innanzitutto sui valori”.