Anche l’Europa sommerge l’Italia di “rifiuti”. Il senso è ovviamente metaforico. Meno lo sono le tonnellate di rifiuti accumultai a Napoli ma anche a Roma. Così dalla Corte di giustizia europea arriva una bocciatura sulla gestione dei rifiuti ed in particolare sulle discariche. Nel mirino della Commissione Europea, che si era rivolta alla Corte, i decreti varati nel 2003 e nel 2005. In sostanza, l’Italia applica alle discariche nuove, il trattamento più favorevole previsto per le discariche preesistenti, al contrario di quanto previsto dalla direttiva.
Anche per i rifiuti pericolosi, le regole transitorie previste non sono state applicate alle discariche preesistenti mentre sono state applicate solo per quelle nuove, sempre in contrasto con la normativa comunitaria. La direttiva europea definisce le nozioni di rifiuti e di discariche (che suddivide in tre categorie: le discariche per rifiuti pericolosi, per rifiuti non pericolosi nonchè per rifiuti inerti) e prevede che gli Stati membri elaborino una strategia nazionale per la riduzione dei rifiuti biodegradabili, stabilisce regole riguardanti i costi dello smaltimento dei rifiuti, prevede la procedura di autorizzazione di nuove discariche e sottopone quelle preesistenti a misure particolari.
Una nota spiega infatti che la Corte, dando ragione alla Commissione, ha stabilito che il decreto viola gli articoli 2 e 14 della stessa direttiva sull’adeguamento alle nuove norme delle discariche esistenti. “Il decreto legislativo n. 36/2003 prevede che le regioni debbono elaborare e approvare un programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche e fissa anche le scadenze da rispettare ai fini di una riduzione graduale di tali rifiuti nelle discariche. Fissa inoltre le regole relative al trattamento delle discariche preesistenti, stabilendo le regole per l’adeguamento delle stesse”, spiega la nota.
La Commissione ha sostenuto che, a causa della ritardata trasposizione della direttiva 1999/31 (il 27 marzo 2003, anziché entro il 16 luglio 2001), il trattamento applicato alle discariche autorizzate tra il 16 luglio 2001 e il 27 marzo 2003 è stato quello riservato alle discariche preesistenti e non quello, più rigoroso, previsto per le discariche nuove”, continua la nota. “La Repubblica italiana avrebbe dovuto applicare alle discariche autorizzate tra il 16 luglio 2001 e il 27 marzo 2003 le disposizioni della direttiva 1999/31 relative alle discariche nuove”, ha stabilito ora la Corte, condannando l’Italia la pagamento delle spese.
www.ladestranews.it