LETTERA DEL SEGRETARIO PIZZA AL CAPO DELLO STATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ED AL MINISTRO DELL’IN 07/04/2008
Roma, 7 aprile 2008
Ill.mo Signor
Presidente della Repubblica
On.le Giorgio Napolitano
Ill.mo Signor
Presidente del Consiglio dei Ministri
Prof. Romano Prodi
Ill.mo Signor
Ministro dell’Interno
Prof. Giuliano Amato
llustrissimo sig. Presidente della Repubblica, sig. Presidente del Consiglio, sig. Ministro,
nella qualità di Segretario politico del Partito della Democrazia Cristiana – DC, e soprattutto quale cittadino rispettoso delle Istituzioni, sento il dovere di rivolgermi alle SS. LL.
La vita di uno Stato democratico si fonda sul voto liberamente espresso dal popolo sovrano.
L’esercizio di questo diritto, per dare legittimità che non sia solo formale agli Organi costituzionali frutto della scelta degli elettori, deve potersi svolgere nella massima serenità, limpidità e chiarezza, senza cioè alcuna zona d’ombra che possa poi, in futuro, indurre perplessità e così minare nelle fondamenta la legittimazione delle Istituzioni democratiche.
Credo che tali condizioni debbano esser garantite soprattutto dalle Autorità preposte, ma, quando necessario, anche dai singoli cittadini: ciascuno, ovviamente, nell’ambito delle proprie responsabilità e competenze.
L’emanazione di un provvedimento giurisdizionale destinato a produrre effetti nello svolgimento della fase preparatoria alle elezioni non dovrebbe mai, in uno Stato di diritto, costituire un intralcio, né esser considerato un fuor d’opera, un intervento non atteso né dovuto.
Esso rappresenta invece la più evidente dimostrazione che, in un sistema democratico, il diritto e il principio di legalità appartengono ad una sfera diversa e superiore rispetto a quella della politica, che non gode di alcuna supremazia su di essi.
Questo dato costituisce una garanzia per tutti i cittadini, i quali, specie quando si sentano elementi essenziali di uno Stato-comunità e non meri soggetti passivi di Autorità esterne, sono tenuti a collaborare all’interesse generale, che oggi è quello di impedire, con gli strumenti di cui ciascuno dispone, sospetti, scetticismi o addirittura diffidenze in un momento così cruciale.
Si tratta di una sensibilità democratica che non può essere imposta né ai rappresentanti delle Istituzioni, né a quelli dei mass-media.
Chi la sente, però, non vi si può sottrarre, e può solo sperare che il suo esercizio venga preso ad esempio.
Per queste ragioni, non posso non considerare la febbrile incertezza che si è determinata a seguito della ordinanza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima l’esclusione della lista della Democrazia Cristiana dalla competizione elettorale, disponendone l’ammissione, evidentemente acuita da informazioni e disinformazioni, talvolta maliziose, diffuse dai mass media.
Analogamente, non posso ignorare le reazioni scomposte e le iniziative anche giudiziarie che ne sono seguite, come anche la anomalia di atti (anch’essi anticipati dai media, anche prima del loro deposito presso le competenti cancellerie delle Sezioni Unite della Cassazione, del TAR Lazio e del Consiglio di Stato) che, in chi nutra fiducia nella imparzialità degli Organi giurisdizionali e rispetto per la legalità, appaiono non solo destinate a produrre ulteriore instabilità nel sistema Paese, ma anche a rappresentare un pericoloso precedente per il futuro.
Tali iniziative rivelano un intento politico nelle decisioni assunte dagli Organi preposti che avrebbero dovuto rispettare le procedure elettorali; questi invece, dopo aver operato scelte dimostratesi errate, hanno persistito nell’intento portando avanti il relativo iter, a dispetto della pronuncia del Consiglio di Stato, facendo trovare il Paese di fronte all’incresciosa realtà secondo cui al legittimo riconoscimento del diritto della DC, a prescindere dalla buona volontà di questa, non avrebbe potuto che corrispondere un rinvio delle elezioni.
Alla luce di tutto quanto sopra, d’intesa con il PDL ed il suo leader On.le Silvio Berlusconi, al cui programma politico com’è noto la DC ha aderito, che risulta gravemente danneggiato dal predetto scenario, ben oltre la palese sottrazione dei voti procurata dall’illegittima esclusione del nostro partito, comunico, sentiti gli organi del partito, quale cittadino e Segretario Politico della Democrazia Cristiana, titolare dell’interesse riconosciuto dal Consiglio di Stato nell’ordinanza n. 1744 del 1° aprile 2008, quanto segue:
al fine di evitare il disturbo alla vita democratica del Paese provocato, dalla superficialità con cui gli uffici del Ministero dell’Interno hanno, prima, ignorato il diritto della DC discendente da sentenze esecutive, poi, ritenuto confondibile il suo simbolo con quello utilizzato arbitrariamente dall’UDC, nonostante sentenze passate in giudicato, infine, assunto iniziative atte a limitare gli effetti dell’ordinanza del Consiglio di Stato, sono costretto, per il bene del Paese, a ritirare la lista Democrazia Cristiana – DC dalla prossima competizione elettorale, riservando ogni tutela dei relativi diritti nelle sedi competenti, salvo che quella di contestare la validità delle elezioni.
Conseguentemente, ho dato mandato al collegio dei miei difensori – avvocati Angelo R. Schiano, Paolo Di Martino e Ruggero Frascaroli, che ringrazio per la professionalità e l’abnegazione con cui, anche in questa difficile scelta, mi hanno seguito – di operare al fine di rendere inefficace la citata ordinanza, rinunciando alla sua esecutività.
Confermo, proprio nell’esercizio della stessa chiarezza, che sono, nella predetta qualità, l’unico titolare dello scudo crociato con al centro la scritta “libertas”, simbolo della Democrazia Cristiana – DC, e che mi riservo di tutelare ogni diritto, anche di immagine, spettante al Partito da me rappresentato direttamente o indirettamente scalfito dalla esclusione di tale simbolo dalla competizione elettorale del 13 e 14 aprile 2008, senza però mai contestare – lo ripeto – la regolarità e la validità dei futuri risultati elettorali.
Con ossequio,
Giuseppe Pizza
Segretario Politico