Ma la colpa di chi è? E’certo che di qualcuno deve essere perchè si sapeva fin dal principio che Pizza e la sua Dc erano forse le uniche ad avere il diritto ad essere sulla scheda elettorale con lo scudo crociato dal momento che aveva vinto la battaglia giudiziaria per i beni e il simbolo della vecchia Democrazia Cristiana. Ora ci si meraviglia e si chiede di rinunciare alla richiesta di spostare le elezioni? Chi lo chiede lo fa semplicemente perchè sa che più passano i giorni più gli elettori si convincono a non votare Pd e Pdl. La riammissione della Dc di Giuseppe Pizza, decisa martedì dal Consiglio di Stato, potrebbe comportare un rinvio della data delle elezioni. A dirlo è il ministro dell’Interno Giuliano Amato che, ospite a Reggio Emilia per le commemorazioni di Camillo Prampolini, non ha escluso l’ipotesi.
DECISIONE CAUTELARE
«A noi – spiega il ministro – è stata notificata una decisione cautelare per la riammissione di un simbolo e quindi della presentazione di una lista, che potrebbe essere modificata da un giudizio di merito». Questa, prosegue Amato, «è una procedura non prevista dalla legge elettorale che può avere tempi indefiniti alla quale tuttavia bisogna conformarsi». E «quindi al momento non escludo che possa comportare un rinvio delle elezioni». Facendo chiarezza istituzionale sulla vicenda, Amato spiega che «la decisione finale di merito deve essere espressa dal Tar del Lazio, però è possibile che su questo si innesti un regolamento di giurisdizione da parte della Cassazione per valutare se i Tar sono o no competenti a intervenire nel procedimento elettorale». Un eventuale rinvio della data di elezione, conclude Amato, «spetta invece a chi ha definito la data delle elezioni e quindi a Governo e capo dello Stato».
IL CASO
In effetti, dopo l’ordinanza dei giudici di Palazzo Spada, la Dc di Pizza può tornare a ‘correre’ alle prossime elezioni. Ma avrà meno di 15 giorni per fare campagna elettorale, contro i 30 previsti per legge. Era stato l’ufficio elettorale del Viminale a bocciare per la prima volta, lo scorso 4 marzo, il simbolo della Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza, insieme a quello della Dc di Sandri. Tutti e due hanno però presentato ricorso in Cassazione, e l’8 marzo l’ufficio centrale elettorale, presieduto da Giovanni Pristipino, li ha respinti entrambi. Pizza si è rivolto a questo punto al Tar, sostenendo la illegittimità dell’esclusione. Il tribunale Amministrativo, però, a sua volta ha confermato la decisione della Cassazione. Quindi il ricorso al Consiglio di Stato, e la decisione che ha ribaldato le precedenti.
BERLUSCONI
Sulla questione è intervenuto Silvio Berlusconi: « Faccio un appello alla Dc affinché abbia senso di responsabilità e rinunci alla richiesta di avere ulteriori giorni per la campagna elettorale». «E allo stesso tempo- aggiunge – rivolgo un appello alle tv e ai media affinché diano la possibilità alla Dc di recuperare spazio. Sarebbe un danno per il Paese perdere ulteriore tempo».
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