“Demagogica”, “populista” e “tardiva”. La proposta di Walter Veltroni di ridurre lo stipendio dei parlamentari suscita polemiche da parte del Pdl. Ma è dalla Sinistra Arcobaleno che fioccano le critiche più nette. Gli ex alleati dell’Unione attaccano e ricordano che fu proprio il Partito Democratico a frenare sui tagli ai costi della politica.
“Meglio tardi che mai – commenta Cesare Salvi – siamo contenti che Veltroni abbia deciso di copiare il programma di Sinistra Arcobaleno sui tagli ai costi della politica, anche se si era dimenticato di scriverlo nel suo”. Per Salvi però “la conversione di Veltroni è tardiva: da segretario del Pd non ha speso una parola quando, con il senatore Massimo Villone e altri, abbiamo fatto una battaglia sulla legge Finanziaria per tagliare 7 milioni di euro di sprechi pubblici. E da sindaco di Roma – conclude l’ex capogruppo di SD al Senato – una delle amministrazioni in cui cè un numero eccessivo di consulenze e società miste, non ha fatto nulla per tagliare quei costi inutili”.
Secondo Gennaro Migliore, Veltroni “si è dimenticato che proprio i suoi parlamentari si sono opposti all’approvazione delle proposte di legge depositate in Parlamento, a partire da quelle di Rifondazione comunista, che prevedono l’introduzione dei tetti salariali per gli stipendi dei parlamentari e dei manager pubblici: un vero scandalo della disuguaglianza retributiva nel nostro Paese”.
“I costi della politica sono un problema serio, non una bandiera populista da agitare davanti alle folle in campagna elettorale, come fa il leader del Pd”, aggiunge Giovanni Russo Spena. E se Natale D’Amico ribadisce che “la resistenza ai tagli è arrivata, oltre che della destra, proprio da esponenti del Pd”, e Angelo Bonelli invita Veltroni a fare “meno propaganda”, per il socialista Valdo Spini, quello del segretario del Pd è un “attacco tipico di una certa tradizione comunista”.
da: Sinistraarcobaleno.org