Per la seconda volta in una settimana Walter Veltroni incontra i lavoratori portuali. Se martedì ha incontrato i camalli genovesi, l’8 marzo è stata la volta della Compagnia dei Lavoratori Portuali di Venezia, a Porto Marghera. A loro Veltroni ha annunciato che “il Pd è già al lavoro per definire proposte concrete, con tanto di copertura finanziaria, a favore dell’aumento dei salari e delle pensioni, perchè l’Italia deve ripartire dal lavoro. Siamo un partito di persone serie e non spariamo parole: se facciamo delle proposte – rivendica – indichiamo anche le coperture. Ai lavoratori portuali chimici incontrati a Mestre Veltroni ha ricordato che la destra si è opposta all’aumento dei salari e degli stipendi che insieme potevamo fare anche nei giorni scorsi in Parlamento”.
Il Giro dell’Italia nuova sta toccando il Veneto e Veltroni si è convinto che “mai come oggi ci può essere sintonia tra quest’area, il Veneto, il Nord-Est e il Partito Democratico. Ora possono incontrarsi. Prima non era possibile – continua il candidato premier del Pd, riferendosi proprio all’alleanza e alla sintonia tra quest’area d’Italia e il partito – perché avevamo i condizionamenti di un’alleanza che creava molti problemi all’idea di sviluppo e di crescita. Ora siamo in condizione di vincere la nostra sfida riformista. Mai come oggi – conclude Veltroni – il Partito democratico e quest’area possono incontrarsi”. E’ ottimista e fiducioso Walter Veltroni, che dopo la prima tappa a Rovigo oggi fa tappa a Mestre, Treviso e Belluno, incontrando anche il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.
Ai portuali Veltroni ha proposto un sistema intermodale giocato tra ferro e mare, perché fino rais è invenstito molto sulle strade e sul trasporto su gomma. “Dovremo fare un grande coordinamento del Pd che si occupi della questione portuale perché in questi anni in altri paesi europei si è proceduto a una grande ristrutturazione”. Veltroni, tra gli applausi dei lavoratori, ha ricordato anche i morti che ci sono stati a Porto Marghera ad inizio anno tornando a parlare della necessità di lavorare per la sicurezza, sicurezza che in due settori, quello delle acciaierie e quello dei porti. Servono “miglior livelli di controllo e di standard di sicurezza”. Assieme alla formazione permanente sono le armi d ausare in quella che è la “guerra infinita” delle morti bianche, ricordando che il numero delle persone cadute sul lavoro sono paragonabili a quelli morti in guerra in Iraq.
130 donne in Parlamento. “Il candidato dello schieramento a noi avverso ha detto oggi a Milano che ‘Il Paese non e’ ancora pronto per un Parlamento con il 50% di donne’. Noi se vinceremo ne porteremo 130 in Parlamento, il triplo di quelle di oggi. Se le elezioni vanno male, ipotesi che prendo in considerazione dal punto di vista scolastico, ne porteremo 100”. La verità non è che l’Italia non è pronta, è che non sono pronti loro”.L’Italia è pronta, come sempre, è più avanti: i loro sono discorsi dell’Ottocento di persone di un altro secolo”. Veltroni è tornato quindi a criticare la posizione del leader di An, Gianfranco Fini: “Ieri ha detto che gli Stati Uniti non sono pronti per avere un presidente nero. Oggi scopriamo che l’Italia non è pronta per avere un parlamento con presenze uguali di uomini e donne”.
Il pareggio al Senato. “Adesso loro sono tutti terrorizzati perchè i sondaggi, quelli veri, dicono che settimana dopo settimana noi continuiamo a crescere e loro a diminuire: questa distanza tende ad accorciarsi di giorno in giorno. E così si paventa un Senato in pareggio -ha continuato Veltroni- con una ingovernabilità di fatto a Palazzo Madama. Ma qui ognuno si deve prendere le sue responsabilità: questa volta, se il Senato sarà in pareggio, e io mi auguro di no perchè penso che potremo vincere e quindi avere la maggioranza, nessuno si sogni di alzarsi in piedi per dire che “La colpa è della classe politica: ognuno si deve prendere le proprie responsabilità. Noi avevamo proposto un governo per le riforme, necessarie al Paese invece loro non hanno voluto per una “incontinenza elettorale” assurda: e non hanno avuto il coraggio di dire di si alla nostra proposta”. “Ma, non c’è dubbio – ha continuato Veltroni- le riforme sitituzioni non si fanno contro ma con: poi, si governa, ognuno con la sua identità e i suoi programmi e in alternativa agli altri. Ma l’Italia è’ più aperta, più dinamica di questa politica”, ha proseguito Veltroni che ha ribadito l’importanza “e la difficile scelta di andare da soli: ma adesso siamo più liberi, certo non è stato facile ma così avremo un gruppo parlamentare con un programma ben preciso e una leadership: se prendiamo un solo voto in più del Pdl, il 55% dei seggi alla Camera sarà nostro, quello di un partito riformista che potrà cambiare il Paese. Mentre – ha proseguito Veltroni- di là c’è una coalizione stanca, con le stesse persone, con gli stessi programmi di una volta, molto lontana dall’idea che l’Italia si deve rialzare”.
Il tempo di una alleanza tra produttori. “Stiamo cercando di trasmettere che è sbagliata l’idea di voler mettere contro le piccole imprese e i loro operai”. Il Pd, al contrario, mira a promuovere un patto tra imprenditori, così da poter “promuovere la crescita del Paese che significa anche promuovere l’equità sociale”. Ma per “liberare risorse” a favore della crescita e della
redistribuzione sociale, “ci vorrà determinazione, voglia e tempo. I nostri avversari non sembrano avere nessuna di queste tre caratteristiche. Determinazione – spiega – perchè finora non è stato fatto da nessun governo; voglia, perchè serve l’ambizione di trasformare il Paese, non di vincere le elezioni; infine, tempo, perchè serve un ciclo politico-programmatico necessario”.
La lotta di classe? “E’ inimmaginabile contro i piccoli imprenditori, quelli magari che ipotecano la propria casa. Il Paese deve essere vicino a chi rischia, lo deve aiutare. Oggi siamo tutti più liberi, noi come alleati dei produttori, loro (la Sinsitra Arcobaleno ndr) per
la lotta di classe. Se non avessimo deciso di correre da soli – ha continuato il leader del Pd – io oggi qui dovrei camminare sui chiodi per evitare che a qualche mia espressione qualcuno di loro si alzasse e se ne andasse.
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