E’ un sabato mattino pieno di fermento quello di Grosseto per l’arrivo del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. A mezz’ora dall’appuntamento in tanti in Piazza Dante si accalcano ai piedi del palco, per guadagnare le prime file. Altri invece preferiscono
attenderlo poco più lontano, in Piazza Monte Paschi, dove è previsto l’arrivo del bus. Tra gli applausi Veltroni percorre l’affollata via del Corso e i portici, sale sul palco sulle note di “Mi fido di te” e poi lo sguardo si perde nella splendida cornice in pietra bianca e rosa della
piazza principale di Grosseto. Di fronte ondeggia un mare di cartelli verdi con lo slogan “Si può fare”. Veltroni marca le differenze questa mattina. Con il passato. Con il centrodestra. Per 15 anni il paese è rimasto impastato in una melassa in cui l’obiettivo era vincere le elezioni. La coerenza con il programma e con le alleanze era secondario. Il Partito Democratico, invece, a Spello, ha definito una scelta, ha deciso di essere libero: bando a frazionamenti e
incongruenze ma, alleato con l’Italia dei Valori e il Partito Radicale, presenterà un solo programma, un solo gruppo parlamentare, una sola leadership. “Le regole della pprtita si scrivono insieme – ha ribadito il segretario del Pd, ma poi la partita si gioca l’uno contro l’altro. Non ci si mette d’accordo sul risultato”. Ed ha indicato le prossime tappe: a metà marzo saranno presentati i primi disegni di legge indicanti le priorità del suo governo: “Un nuovo patto sociale per la crescita della produttività, per incrementare i salari e reggere all’inflazione. Comprare il latte e fare benzina non devono più rappresentare un problema per le tasche degli italiani. E perché questo accada serve un fisco amico dello sviluppo e che si intrecci allo stato sociale: abbassare l’aliquota Irpef, prevede un credito d’imposta alle donne lavoratrici, la garanzia di un salario minimo, una detrazione per l’affitto pagato e un’aliquota fissa su quello percepito”.
Dal palco non ha rinunciato a dire la sua sull’inchiesta che in Campania ha visto il presidente della regione, Antonio Bassolino, rinviato a giudizio: “Decida che cosa fare affidandosi alla sua coscienza.E’ una notizia che a me ha dato un grande dolore, è una persona per cui ho grande stima e amicizia, e penso che abbia fatto nel corso della sua storia politica cose di grandissima importanza per la sua città e la sua regione. Di fronte alle cose dolorose di questi giorni, bisogna affidarsi alla coscienza individuale: sono sicuro che Bassolino – ha concluso Veltroni – la cui coscienza civica conosco bene, farà la scelta più giusta”.
Veltroni parla della forza contenuta nelle utopie quando si intrecciano a progetti concreti. Di nuovo cita l’America e i tanti esempi che offre, come quel Barak Obama sul quale all’inizio nessuno avrebbe scommesso un centesimo mentre oggi potrebbe essere il candidato democratico alla guida del suo paese.
Una coppia di giovani tra le prime file gli offre in braccio il piccolo di pochi anni. Veltroni lo solleva sul palco, ha appena descritto ciò che immagina anche per loro: nuovi asili nido aperti a tutti, svincolati dalla
domanda individuale, assistenti di maternità per le madri in difficoltà, scuole elementari più flessibili, aperte anche di pomeriggio.
Inno di Mameli, l’immancabile tricolore come simbolo di un’Italia unita sventola sul palco, il bus riparte. A Piombino c’è la famiglia di Marco Lami, operario delle Acciaierie Lucchini ad attenderlo. Sarà un pranzo
insolito quello di oggi: tagliatelle al cinghiale, coniglio arrosto e a tavola due posti in più, uno per Walter Verltroni e l’altro per il regista Paolo Virzì. Da buon toscano oggi lo accompagnerà nella sua terra.
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